Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2003
Durata:43 min.
Etichetta:New Haven
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. I AM VENGEANCE
  2. BLACK GOD AFTERMATH
  3. WRATH OF THE FALLEN
  4. ABYSMAL DESCENT
  5. DEVOURED BY NAGLFAR
  6. OF GORGONS SPAWNED THROUGH WITCHCRAFT
  7. UNLEASH HELL
  8. FORCE OF PANDEMONIUM
  9. THE INFERNAL CEREMONY

Line up

  • Andreas Nilsson: guitars
  • Marcus V. Norman: guitars
  • Jens Rydén: vocals
  • Mattias Grahn: drums
  • Kristoffer W. Olivius: bass

Voto medio utenti

Considerati come uno dei gruppi di culto della scena death/black svedese, i Naglfar hanno influenzato una larghissima fetta di quelle band che ora godono di ben maggiore fama, basti ricordare che parte dei concerti del tour promozionale del precedente "Diabolical", pubblicato nel 1998, erano aperti da una band agli esordi, ma di belle speranze, chiamata Soilwork. Anticipato pochi mesi fa dal mini cd "Ex Inferis", contenente rarità, b-side, tracce da demo ed un inedito, "Of Gorgons Spawned Through Witchcraft", presente anche in versione nuovamente registrata sul disco qui trattato, il quintetto scandinavo torna sulle scene con l'attesissimo nuovo full lenght intitolato "Sheol", un disco che interrompe una pausa che durava dal '98. I cinque anni trascorsi non hanno cambiato di molto la band, che sembra aver trovato la via di mezzo fra la melodia dell'acclamato "Vittra" e gli estremismi sonori di "Diabolical", migliorata in maniera sensibile da punto di vista tecnico, come è possibile ascoltare in "Unleash Hell", ma rimasta stabile sulle proprie coordinate sonore. Proprio il bassista Kristoffer W. Olivius, nell'intervista di prossima pubblicazione su eutk, ha dichiarato di essere assolutamente favorevole ad un "immobilismo stilistico", scelta che si evince in modo palese dall'ascolto di tracce come "Devoured By Naglfar", "Abysmal Descent" e "The Infernal Cerimony", veri e propri manifesti del death/black metal di metà anni '90, ora vicini ai Dissection ora sensibili ad influenze più nichiliste. Un disco che riporta con onore il nome dei Naglfar sulle scene, quindi, pur ponendosi uno scalino al di sotto della precedente discografia. La lunga pausa trascorsa, infatti, non sembra aver giovato in maniera sostanziale al songwriting del Naglfar, a tratti eccessivamente banale e prevedibile. Chi si aspettava il disco della maturità resterà probabilmente deluso, ma i fan più accaniti della band non mancheranno di trovare in "Sheol" un lavoro valido e godibile, arricchito dalla solita splendida da performance di Jens Rydén, uno fra i migliori (e più riconoscibili) screamer che la scena estrema abbiamo mai partorito.
Recensione a cura di Francesco 'HWQ' Bucci

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