Copertina 6

Info

Anno di uscita:2008
Durata:47 min.
Etichetta:Century Media
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. WORSHIP YOUR DEMONS
  2. THE HEADSMEN
  3. SLINCE THE TYRANTS
  4. BEMOAN THE MARTYR
  5. LEACH
  6. THE PLAGUED
  7. RESURGENCE OF AN EMPIRE
  8. ANOINT THE DEAD
  9. CONTEMPLATE REGICIDE
  10. BOUND DEAD
  11. (EXIT) THE FEW

Line up

  • Matt McGachy: vocals
  • Alex Auburn: guitars
  • Éric Langlois: bass
  • Flo Mounier: drums
  • Christian Donaldson: guitars

Voto medio utenti

I Cryptopsy sono maestri nel dominare la furia distruttiva che sprigionano sia su disco che live, questo è un dato di fatto.
E anche questo nuovo lavoro del sestetto canadese (una squadra di calcetto insomma) ne è la riprova.
Tutto è al proprio posto: La tecnica disumana c'è, i brani in continua evoluzione anche, una bella copertina e 47 minuti e 10 secondi di durata pure.

Tuttavia c'è qualcosa che non quadra. Quel qualcosa che va ricercato nelle doti canore del nuovo cantante (Matt McGachy) assolutamente fuori posto in un gruppo come i Cryptopsy. Sarebbe come far cantare Jonathan Davis (Korn) nei Cannibal Corpse.
Chi si era abitutato al cantato isterico ed incompresibile di Dan Greening (aka Lord Worm, ora esimio professore di lingua inglese per immigrati in Canada) rimarrà assolutamente deluso.

La stessa delusione provata quando ho avuto modo di ascoltare i nuovi brani su quell' universo parallelo che risponde al nome di Myspace.
Le composizioni tutto sommato girano bene, purtroppo pero' sembrano state private di qualcosa per lasciare maggior spazio alla voce ovviamente piu' "melodica" e compresibile che influenza anche alcune scelte stilistiche tutto sommato forzate.
L'album, nonostante la velocità sostenuta, potrebbe piacere di piu' a chi ascolta tutto quello che finisce in "core" piuttosto a chi ascolta tutto quello che finisce in "metal"

Ascoltare i vocalizzi alla Mike Patton (il geniale cantante dei Faith No More/Mr Bungle/Fantomas etc...) su strutture sparate alla velocità della luce che all' improvviso s'ammorbidiscono senza soluzione di continuità ("Bound Dead", 10° brano dell'album ne è la riprova), fa decisamente storcere il naso o peggio ancora, smettere l'ascolto dopo pochi brani. Le due cose sembrano viaggiare su rette parallele che non si incontrano -o per meglio dire- musica e voce non camminano mano nella mano.

I Cryptopsy questa volta compiono un mezzo passo falso che li allontanerà da chi li segue (e apprezza) sin dal lontano 1994 ("Blasphemy Made Flesh") ma paradossalmente li farà apprezzare alle nuove leve di nero vestite alle prese con sonorità piu' grandi di loro.
Recensione a cura di Monochrome
non convince

ok l'evoluzione, i cryptospsy sono maestri in questo, gli unici forse a dire qualcosa di nuovo nel brutal a cavallo tra vecchio e nuovo millennio, ma qua mi sembra che il "trendysmo" abbia la meglio. belle canzoni, idee fresche e spiazzanti, ma come detto sopra il problema è il cantante. bravo sicuramente, ma non c'entra proprio na mazza col loro. meglio Once Was Not con Lord worm un pò spompato ma comunque piu morboso e anche piu affascinante nelle metriche e nei testi

Novità

Hanno evoluto il loro suono,si sono evoluti come band.Questo non è metal-core o qualche altro genere,questo è death metal seppur diverso dai soliti canoni questo è "moderno".Un plauso a chi ha il coraggio di evolversi,bravi!!!!!

mmm

che brutta fine

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