Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2008
Durata:37 min.
Etichetta:New LM Records
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. THE SHELTER
  2. FRUSTRATIONS
  3. TIME TO SAY NO MORE
  4. HAND OPEN WIDE
  5. LIES AND GREED
  6. MOTHER EARTH
  7. SCARS
  8. HAND OPEN WIDE (ACOUSTIC)
  9. TIME TO SAY NO MORE (LIVE)

Line up

  • Alessio Vigo: vocals
  • Elvys Damiano: guitar
  • Guido Baldassarre: bass
  • Riccardo Pucci: drums

Voto medio utenti

Nati nel 2006 come alter ego dei Lizard ed alfieri di un suono (a loro detta) troppo legato agli anni ’80, i Kerosene si propongono oggi come un gruppo che non ha dimenticato la lezione dei “glory days” del metal, ma la aggiorna e la completa con elementi che in qualche modo di quelle sonorità ne rappresentano una coerente evoluzione.
Potremmo così definire questo debutto licenziato dall’illustre New LM come un piacevole esempio di massiccio hard rock “moderno” dal vibrante afflato “sudista”, ricco di groove e di grosse chitarre, cucite dall’imprescindibile presenza di godibili melodie le quali si sviluppano soprattutto in adescanti refrain, vero punto di forza di questo prodotto.
Le influenze sono molte (Black Sabbath, Metallica, Pantera, BLS, COC, Alice In Chains, Alter Bridge, Audioslave, …) e tuttavia i Kerosene si dimostrano abbastanza abili nel saperle amalgamare con autorità e compattezza e le canzoni, proprio grazie alla qualità delle aperture armoniche e dei ritornelli, accompagnati da riffs e solos tutto sommato semplici eppure così coinvolgenti e deflagranti, conquistano senza grosse difficoltà.
“Frustrations” (la mia favorita!), “Time to say no more” (riproposta anche in chiave live), “Hand open wide” (gradevole pure la sua versione acustica) e la scura “Mother earth”, sono i momenti migliori di un Cd non esattamente entusiasmante, ma sicuramente di buona fattura per una band che sorprende per il notevole gusto melodico e che con un pizzico di coraggio in più nella ricerca di una propria originalità espressiva potrebbe fare quel salto di qualità che valuto tranquillamente alla sua portata.
Una “prima volta” piuttosto soddisfacente, dunque, che merita già apprezzamenti, nell’attesa, però, di una prestazione ancora più sicura e audace.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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