Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2007
Durata:49 min.
Etichetta:Burning Star Records
Distribuzione:Masterpiece Distribution

Tracklist

  1. INSANE ARCHETYPE
  2. DESTROY MY RUINS
  3. CRAWLS INTO THE DEPHTS
  4. THE SILENCE THAT REMAINS
  5. I'VE LOST MY CONTROL
  6. STARE
  7. LEAVE YOUR EYES IN THIS BURNING SKY
  8. MY PAIN UNFOLD
  9. UNCOLORED WORLD DYING

Line up

  • Carmine Cristallo: vocals
  • Domenico Murgolo: guitars
  • Alessio Morella: bass
  • Enzo Di Palma: guitars
  • Marco Albanese: drums
  • Alfredo Mameli: guitars (guest)

Voto medio utenti

Eccovi la band rivelazione dell'anno del death melodico nostrano, ha un nome, Subliminal Fear, ha un'anima, quella comune di questi preparatissimi ragazzi pugliesi. E' sempre più difficile scovare dei talenti nel panorama underground death-metal made in Italy, ancor di più se il genere in questione è quel death metal di stampo swedish, terreno tra i più fertili ma anche tra i più scandagliati e spesso inflazionati. Difficile far centro al primo disco, difficilissimo riuscirci con tanta disinvoltura come hanno fatto i Subliminal Fear, attivi dal 2001, con questa loro prima release su Burning Star Records, "Uncoloured World Dying", un album dalle sfaccettature sorprendenti che vi stupirà a cominciare dal sofisticato artwork affidato alla Nerve Design. Ciò che è immediatamente palese è che ogni singolo membro di questo gruppo ha piena coscienza dei propri mezzi e li mette a disposizione degli altri musicisti della band creando un tutt'uno inscindibile, una struttura compositiva compatta ed inattaccabile. Così come la potenza non è nulla senza il controllo, nel caso di una materia così corposa le buone intenzioni non sono nulla senza la creatività e l’esperienza dettata da ben 7 anni di attività e i Subliminal Fear sembrano conoscere come le proprie tasche l'importanza di ogni mossa al momento giusto. Ogni singola canzone contenuta nell'album ne è una dimostrazione efficace e ad ogni ascolto le convinzioni iniziali diventano sempre più radicate. Pregevole è la melodicità dei riff più ispirati e accostabili agli In Flames che si trasformano poi in graffianti sfuriate che strizzano l'occhio a The Haunted e At the Gates, senza tralasciare un'ottima base di thrash americano che dà corpo e solidità all'insieme. La voce di Carmine Cristallo che in certi momenti guarda agli indimenticati Gardenian, un tesoro emerso e troppo precocemente tramontato, ricca e composita, gioca sulle sovrapposizioni di growl, come nell’opener “Insane Archetype” dove sembra a tu per tu con il proprio alter ego, mentre scopre e affronta le proprie paure e i suoi effetti sul subconscio, tema predominante nelle lyrics, in un botta e risposta fatto di voci piene di rabbia e al contempo sofferte e dove poi sopraggiunge la voce pulita come un’ulteriore prova della bravura e della versatilità indiscussa del singer. La velocità e il tiro, costante per tutto l’album, prosegue su “Destroy my ruins” nel cui incipit tornano prepotentemente i Gardenian e in particolare si può scorgere un forte richiamo alla terza traccia di Soulburner, “Deserted”, mentre nel ritornello torna un’incalzante alternarsi di voce in growl e melodia che esaltano l’ottima registrazione del disco, affidata ai 16th Cellar Studio per la produzione di Stefano Morabito e Subliminal Fear. La qualità dei contenuti arriva al culmine in uno dei pezzi meglio riusciti ossia “The silence that remains”, le cui liriche raggiungono pura poesia mentre la sezione ritmica composta da Marco Albanese dietro le pelli e da Alessio Morella al basso è sempre più ricca e si sposa perfettamente con il riffing incisivamente death di Domenico “Doddo” Mugolo (attualmente affiancato da un altro chitarrista, Alfredo Mameli, entrato nella band in seguito alla registrazione dell'album in questione). Non ci sono soste nelle 9 tracce di “Uncoloured World Dying”, niente mezze misure, se non in un cambio d'atmosfera presente in “Stare”, nessun compromesso, il ritmo serrato è bilanciato dalla melodicità dei cori armonizzati, strutturati a puntino ma senza forzatura alcuna per emozionare come sanno fare alcuni già citati signori incontrastati di Gothenburg, mentre nella conclusiva title-track spiccano i sinth e le ritmiche rimandano ai Soilwork. Questi punti cardine nominati non sono mai una sterile e pedissequa imitazione ma un’intelligente rielaborazione personale che porta il lavoro dei Subliminal Fear a livelli davvero promettenti. Nell’attesa di una controprova in versione live vi consiglio di accostarvi con fiducia all’ascolto di “Uncoloured World Dying”, augurando a questa band di crescere ancora e di farsi conoscere ovunque.

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 apr 2008 alle 03:13

non mi ha colpito più di tanto...

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