Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:42 min.
Etichetta:Undergroove

Tracklist

  1. FUNERAL VOYEUR
  2. I'M NOT PARANOID (I KNOW THAT THEY HATE ME)
  3. MAKE BELIEVE MASTER
  4. REVELATIONS III: CONCLUSION
  5. THE DAY THE CIRCUS CAME
  6. LONELINESS
  7. FINAL RESTRAINING ORDER

Line up

  • Lee: guitars
  • Izak: guitars
  • Paul: vocals
  • Gordon: drums
  • Bri: bass

Voto medio utenti

Già guardando artwork, titolo e pezzi è possibile farsi un'idea di quello che i Lazarous Blackstar stanno per offrirci: il tutto traspira infatti sano (?) doom metal che affonda le proprie radici nei padri Black Sabbath, strizzando l'occhio anche a quanto fatto negli Eighties da band quali Trouble, Saint Vitus e affini. Definito quindi il background musicale da cui il gruppo trae ispirazione per la propria musica, va precisato come i Lazarous Blackstar non brillino certamente per spirito d'innovazione, ricalcando in maniera piuttosto fedele l'ABC del doom metal: nel corso di "Funeral Voyeur" ci si imbatte quindi in chitarre dal suono molto settantiano, di conseguenza asciutto ed arido, in un susseguirsi di riff talvolta lenti e cadenzati, ma anche in repentine accelerazioni che in qualche misura si avvicinano a territori più vicini allo stoner, dando maggiore respiro alle composizioni. Il sound che ne consegue è lento, opprimente e si ha quasi l'impressione che l'ossigeno nella stanza si stia progressivamente rarefacendo, rendendo sempre più difficile la respirazione. Il tutto viene sovrastato dalla voce del cantante Paul, acida e sguaiata che in molti frangenti rende ancor più difficoltoso l'ascolto dell'album: il timbro infatti non sembra troppo adatto al doom dei Lazarous Blackstar, che probabilmente avrebbe trovato maggiore efficacia con una voce più corposa e bassa, e inevitabilmente va anche a pregiudicare quella che è l'effettiva valutazione del disco in questione; il grido lagnoso del vocalist è sicuramente il più evidente punto debole dei Lazarous Blackstar, che già musicalmente denotano una certa derivatività, emulando in sostanza (e in taluni casi anche con buoni risultati, come nel caso di "I'm Not Paranoid" o "Final Restraining Order") quanto fatto dai mostri sacri del genere.
Tirando le fila del discorso, "Funeral Voyeur" è un album che finisce con il risultare piuttosto canonico, mettendo in luce qualche passaggio interessante (pur rimanendo ancorato saldamente agli stilemi tipici del doom metal) ma finendo con l'essere penalizzato da un lavoro dietro al microfono tutt'altro che buono, anche a causa di una certa monotematicità per quel che riguarda le linee vocali. Un disco quindi un po' troppo prevedibile e tutt'altro che un acquisto obbligato.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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