Copertina 7,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2002
Durata:51 min.
Etichetta:Underground Symphony Records
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. PRELUDE
  2. SECOND FLOOR
  3. SOMEWHERE HIGH ABOVE
  4. HEROES
  5. KING OF THE ISLAND
  6. DAME AND LORD
  7. DECEMBER
  8. CRYING
  9. DISTANT VOICES
  10. TALK TO WIND
  11. THE PLAYING ROOM V

Line up

  • Wild Steel: vocals
  • Steve Vawamas: bass
  • Ice Reaven: guitars
  • Yackson: guitars
  • Frank Andiver: drums
  • Francis Scarlet: keyboards

Voto medio utenti

Ecco un disco che si insinuerà sicuramente tra le migliori uscite dell'anno in corso. In realtà "Second Floor" avrebbe potuto mettersi in luce già un paio di anni, purtroppo tanti, troppi inconvenienti ne hanno ritardato la pubblicazione.
"Second Floor" è il secondo album degli Shadows of Steel, gruppo ligure guidato dal carismatico singer Wild Steel, qui con un approccio vocale più calibrato e meno "strillante" rispetto al debut album, un cantante che non ha mai nascosto la sua ammirazione per vocalist come Midnight o John Cyriis. Fortunatamente i brani non risentono del tempo trascorso, e spero che lo stesso valga per il gruppo, sebbene sia stato frenato in un momento importante come il traguardo del secondo album. Infatti, il primo e omonimo lavoro degli Shadows of Steel è datato 1997, mentre l'anno seguente era giunta un'altra uscita notevole come quella rappresentata dal doppio MCD "Twilight" che vedeva, assieme ad alcuni brani originali, le cover di quei gruppi che sono stati sicuramente d'ispirazione agli Shadows of Steel: Savage Grace, Exxplorer ma sopratutto gli Agent Steel ed i Crimson Glory. Come mi aveva già suggerito a suo tempo "Shadows of Steel", non mancano tuttavia le influenze da parte di gruppi più attuali come Stratovarius e Kamelot. Questo non deve ovviamente farli passare come l'ennesimo gruppo che si è accodato ad un certo Heavy Metal (sinfonico, speedy, epico e melodico... dimenticavo la doppia cassa e le lunghe fughe strumentali!), visto che in realtà sono stati tra i primi ad aver fatto certe scelte musicali, e ad ogni modo sempre con una marcata personalità, conferita principalmente dallo stile di Wild Steel. In questa occasione riesco addirittura ad apprezzare la delicata "December", giocata tutta sulla combinazione voce/piano e di certo superiore alla più classica (e scontata) ballad "Talk to Wind". Tra le cose migliori si collocano inoltre la serrata "Distant Voices" che esalta con i suoi momenti in crescendo, e la conclusiva "The Playing Room V", veloce e con delle pregevoli parti strumentali.
Certo la saltuaria presenza di una voce femminile (come ad esempio sulla veloce e sinfonica "Dame And Lord") è forse un po' stereotipata, ma mai invadente. Ho apprezzato di più il lavoro alle tastiere per il tocco Seventies ma anche con qualche apertura atipica (come quella presente all'inizio di "Heroes") ed il lavoro svolto da Frank Andiver alla batteria. Vivissimi complimenti agli Shadows Of Steel.
Un grazie alla Underground Symphony per averci finalmente fatto ascoltare questo album ma gli spetta contemporaneamente una bacchettata sulle dita: non si poteva fare prima?!?!
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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