Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2007
Durata:34 min.
Etichetta:Metal Blade
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. EVERYTHING WENT BLACK
  2. WHAT A HORRIBLE NIGHT TO HAVE A CURSE
  3. VIRALLY YOURS
  4. I WORSHIP ONLY WHAT YOU BLEED
  5. NOCTURNAL
  6. DEATHMASK DIVINE
  7. OF DARKNESS SPAWNED
  8. CLIMATIC DEGRADATION
  9. TO A BREATHLESS OBLIVION
  10. WARBORN

Line up

  • Trevor Strnad: vocals
  • Brian Eschbach: guitars
  • John Kempainen: guitars
  • Shannon Lucas: drums
  • Bart: bass

Voto medio utenti

Terzo album per i deathsters di Michigan, questo Nocturnal non fa altro che rafforzare l'impressione suscitata dagli altri due.
Cioè quella di un gruppo che sembra prendere a piene mani da tutti i loro miti, frullare le loro influenze e poi registrare l'album. Il risultato è naturalmente un album che non suona per nulla personale se non nella scelta delle influenze da mischiare.
Per questo mi lascia basito l'opinione di una parte della critica che dipinge questo gruppo come new sensation del metal estremo. Questa è la triste politica che paiono aver adottato le major da quando si è palesato in tutto il suo splendore il potenziale commerciale del cosiddetto death melodico: mettere sotto contratto decine di band che hanno nulla di personale da dire ma che riescono, in modo più o meno riuscito, ad emulare i grandi gruppi che hanno dato vita al genere. Il risultato, oltre a saturare il mercato, spesso è un disco che scorre piacevole ma senza stupire, composto e suonato molto bene ma senza un'anima propria.

Purtroppo anche i The Black Dahlia Murder non fanno eccezione se non nella scelta degli ingredienti del loro pot puorrì musicale. In questo Nocturnal infatti si realizza un ideale incontro tra At The Gates, Dissection e Suffocation, fatto di blast beats, riff quasi copia/incollati da Slaughter Of The Soul e furiosi tremolo picking conditi con un'alternanza tra scream tendenti al black e growl gutturali di scuola americana. Ripeto, non che il risultato sia inascoltabile, tutt'altro, è piacevole ma la poca originalità unita all'inesistente varietà delle canzoni ne fa un disco che può tenere compagnia per un paio di settimane, per poi essere riposto nella custodia e molto difficilmente ritirato fuori.

Di sicuro se siete amanti del genere non saranno soldi buttati, ma neanche i meglio spesi della vostra vita. Sicuramente l'aumento di inserti black nonchè l'innesto di Shannon Lucas (ex All That Remains) dietro le pelli ha portato un miglioramento rispetto alle due precedenti uscite, ma ancora non ci siamo per poter definire questo gruppo come "imprescindibile", neanche in questo momento di bonaccia innovativa del metal.
Se davvero vogliono fare un disco che verrà considerato un classico, come hanno detto nell'intervista che potete trovare su questo stesso sito, dovranno rischiare di più e uscire dalla strada già tracciata da altri.
Recensione a cura di Massimiliano 'Maxowar' Barbieri

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