Copertina 9

Info

Past
Genere:Power Metal
Anno di uscita:2001
Durata:56 min.
Etichetta:Sanctuary Records

Tracklist

  1. REGALIS APERTURA
  2. FOREVER
  3. WINGS OF DESPAIR
  4. THE SPELL
  5. DON'T YOU CRY
  6. KARMA
  7. THE LIGHT I SHINE ON YOU
  8. TEMPLES OF GOLD
  9. ACROSS THE HIGHLANDS
  10. MIRROR MIRROR
  11. REQUIEM FOR THE INNOCENT
  12. FALL FROM GRACE

Line up

  • Khan: vocals
  • Thomas Youngblood: guitars
  • Glenn Barry: bass
  • Casey Grillo: drums
  • Guest musicians:
  • Keyboards and orchestral arrangements - Miro
  • Additional guitars - Sascha Paeth
  • Shakuhachi - Farouk Asjadi
  • Opera vocals on "Requiem for the Innocent" and "Fall From Grace" - Liv Nina Mosven
  • Background vocals - Olaf Hayer, Cinzia Rizzo, Robert Hunecke-Rizzo and Miro

Voto medio utenti

"Karma" è stato per i Kamelot quello che "Master of Puppets" è stato per i Metallica: il disco della definitiva consacrazione, della conferma assoluta, dello status di "grandi", pur con le dovute proporzioni. Uno di quegli album in cui, per caso, bravura o fato, ti riesce tutto, dalla prima all'ultima nota.
L'opener "Regalis Apertura" introduce un tema epico, e l'atmosfera già si fodera di velluti rossi, come nel miglior stile Kamelot, per poi esplodere in quella "Forever" che, ormai, è diventata un classico nei live act della band: power symphonic come da manuale, un brano che è già storia.
Ma tutto l'album è costellato di perle: "Wings of Despair", "The Light I Shine on You", "Across the Highlands" sanno spingere sull'acceleratore, con una compattezza di suoni ed idee davvero strabiliante: la penna e la chitarra di Thomas Youngblood vanno a nozze con una sezione ritmica chirurgica e potente, e con la voce sovrana di un Roy Khan mai così espressivo, cristallino, teatrale nella sua interpretazione. C'è spazio per una lacrimuccia nella delicata ed acustica "Don't you Cry", scritta da Youngblood dopo la recente scomparsa del padre.... Ma c'è ancora tempo per esaltarsi: la title-track sfiora il capolavoro, con un ritornello di quelli che ti si tatuano in testa, ed il trittico finale a titolo "Elizabeth" rappresenta l'epitome di una band in forma strepitosa: c'è di tutto, dai sussurri di Khan alle sfuriate di Casey Grillo, nel raccontare una storia a metà tra Dorian Gray e Biancaneve...
Dischi come questi sono manna dal cielo; per chi non avesse ancora avuto l'opportunità, CORRETE ad acquistarlo e fatelo vostro: "Karma" è stato, ed è ancora, una gemma preziosa, da ascoltare e godere all'infinito.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino
Temples of Gold

Per quanto consideri quest'album un pochino inferiore al maestoso e perfetto"The Fourth Legacy"per via di troppe somiglianze tra "Across the Highlands"e"Wings of Despair"e di"Forever"con una composizione di Grieg,ritengo che ci siano tra le migliori songs("Karma","Elizabeth","The Spell","The Light...") in assoluto nella band,che ha perso molto con il freddo e poco fantasioso Palotai al posto del creativo Miro.

Altro Capolavoro!!

Più progressivo e riflessivo rispetto a Fourth Legacy ma egualmente bello. Legacy mi è sempre sembrato un album più compatto di questo, ma qui ci sono i due picchi assoluti dei Kamelot (e non solo dei Kamelot), la title track e la suite finale sono pura gioia per le orecchie.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 30 set 2009 alle 16:13

Rece sintetica quanto inappuntabile. Semplicemente un capolavoro assoluto.

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