Copertina 9,5

Info

Past
Genere:Avantgarde
Anno di uscita:1987
Durata:39 min.
Etichetta:Noise

Tracklist

  1. MEXICAN RADIO
  2. MESMERIZED
  3. INNER SANCTUM
  4. TRISTESSES DE LA LUNE
  5. BABYLON FELL (JADE SERPENT)
  6. CARESS INTO OBLIVION
  7. ONE IN THEIR PRIDE
  8. I WON'T DANCE (THE ELDER'S ORIENT)
  9. SORROWS OF THE MOON
  10. REX IRAE (REQUIEM: OVERTURE - FOURTH VERSION)
  11. ORIENTAL MASQUERADE

Line up

  • Thomas Gabriel Warrior: vocals, guitars
  • Martin Eric Ain: bass, backing vocals
  • Reed St. Mark: drums, percussion, backing vocals

Voto medio utenti

“The future of Prog Rock lies in the understanding of sound whatever part of the world it comes from.” (Keith Emerson, 13 Luglio 2015)

La Svizzera è famosa per il festival di Montreux, per il cioccolato, per i paesaggi bucolici ma sicuramente non per una “scuola metallica” di spessore. I Celtic Frost sono la cosiddetta “eccezione che conferma la regola”, band dalla biografia degna delle migliori stagioni di “Beautiful” che ha consegnato alla storia un disco che, tra le altre cose, ha sancito la nascita del cosiddetto “avantgarde metal”, calderone nel quale è finito praticamente tutto ciò che è difficile da classificare nel nostro genere preferito. Jeff Wagner, autore di “Prog Metal – Quarant’Anni di Heavy Metal Progressivo” (libro che meriterebbe una letta anche solo per la prefazione di Steven Wilson che potete trovare anche qui ) cita “Into The Pandemonium” come passaggio fondamentale per comprendere l’evoluzione di una musica che nel corso degli anni ha, nel bene o nel male, fagocitato tutto quello che le è passato vicino. Avvicinarsi a questo disco non è facile, soprattutto per colui che chiamerò sinteticamente il “defender oltranzista le cui orecchie hanno la sola funzione di abbellire la forma del volto e nulla più”: chitarroni possenti e voci al limite del growl (uso un eufemismo, dato che la performance del cantante Thomas Gabriel Fischer dietro al microfono è davvero discutibile) si sposano con violini e violoncelli, cantanti liriche, drum-machine e campionamenti industrial in una sperimentazione mai udita prima. Il disco si apre con una cover di “Mexican Radio” dei Wall of Voodoo, band New Wave statunitense, e ha l’obbiettivo primario di illudere il “defender” di cui sopra che non sa a cosa sta andando incontro. Da “Mesmerized” in poi la musica cambia, in tutti i sensi: non solo gli arrangiamenti, ma anche i testi si fanno più complessi, in particolare in “Inner Sanctum” (che ha versi di Emily Bronte a metà strada tra la citazione e il plagio), e in “Tristesses de la Lune” (da “I Fiori del Male” di Baudelaire, su cui i Therion, che ai Celtic Frost devono moltissimo, comporranno un intero album nel 2012). Il “defender” a “One in Their Pride”, con la sua batteria elettronica martellante, ha definitivamente spento lo stereo, rinunciando a quella gustosissima abbinata finale che è data da “Rex Irae”, prima parte di un Requiem di cui esistono solo l’inizio e la fine (comparsa su “Monotheist” nel 2006) ma non la sezione centrale, e dalla coda strumentale “Oriental Masquerade”. Quasi indescrivibile (io c’ho provato) e, come già sottolineato, molto difficile da classificare.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 nov 2015 alle 19:37

quanto di meglio partorito dalla svizzera assieme a Coroner e Samael

Inserito il 10 nov 2015 alle 11:16

Mi aspettavo anche un commento di johnny blade, che da quanto mi pare di ricordare è un grande fan del gruppo :-) I Celtic Frost non fanno propriamente parte del mio giro d'ascolti, ma gli riconosco una dose di originalità e di stile non comuni. Sono andato a riascoltare il disco in questione (in rete, perché non ne possiedo una copia) e devo dire che alcune cose sono entusiasmanti, ma altre proprio non le ho apprezzate più di tanto. Rispetto per quanto rappresentano, ma non penso che tornerò ad ascoltare il disco. Pazzo! :-)

Inserito il 09 nov 2015 alle 09:09

Mi aspettavo anche un commento di johnny blade, che da quanto mi pare di ricordare è un grande fan del gruppo :-) I Celtic Frost non fanno propriamente parte del mio giro d'ascolti, ma gli riconosco una dose di originalità e di stile non comuni. Sono andato a riascoltare il disco in questione (in rete, perché non ne possiedo una copia) e devo dire che alcune cose sono entusiasmanti, ma altre proprio non le ho apprezzate più di tanto. Rispetto per quanto rappresentano, ma non penso che tornerò ad ascoltare il disco.

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