Copertina 7

Info

Past
Anno di uscita:1997
Durata:78 min.
Etichetta:Elektra

Tracklist

  1. NEW MILLENNIUM
  2. YOU NOT ME
  3. PERUVIAN SKIES
  4. HOLLOW YEARS
  5. BURNING MY SOUL
  6. HELL'S KITCHEN
  7. LINES IN THE SAND
  8. TAKE AWAY MY PAIN
  9. JUST LET ME BREATHE
  10. ANNA LEE
  11. TRIAL OF TEARS

Line up

  • James LaBrie: vocals
  • John Petrucci: guitars
  • John Myung: bass
  • Derek Sherinian: keyboards
  • Mike Portnoy: drums

Voto medio utenti

“E qui casca l’asino” penserà qualcuno. Il disco in questione è sicuramente “spinoso” da recensire (forse per questo nessuno l’ha ancora fatto) ma qualche parola credo che la meriti lo stesso. Ammesso e non concesso che mi sembra davvero inutile dire chi sono i Dream Theater, “Falling Into Infinity”, di fatto il quarto LP del combo (tralasciando l’EP “A Change Of Seasons”), ha nelle “troppe novità tutte insieme” la sua origine di fiasco artistico e commerciale: un nuovo tastierista (Derek Sherinian) totalmente antitetico al compianto Kevin Moore, un nuovo produttore (Kevin Shirley) capace di entrare “a gamba tesa” negli arrangiamenti delle band con cui lavora, un nuovo autore esterno (Desmond Child) con un curriculum molto lontano dall’universo progressivo propriamente detto. Se ne sono dette tante, dal fatto che i Dream Theater volessero tentare la “svolta” mainstream tipo Metallica del “Black Album”, alle pressioni della casa discografica per brani più concisi e radiofonici ma, a distanza di quasi 10 anni, la verità è solo che la materia prima è oggettivamente di qualità inferiore rispetto al recente passato (“Awake”) e all’immediato futuro (“Scenes from a Memory”). Non vi è dubbio che i “compagni di viaggio” facciano la differenza (non ho mai apprezzato particolarmente nessuno dei tre “nuovi” personaggi precedentemente citati) ma quando su 11 brani ti ritrovi con 3 ballad “così-così” di memoria “boy-band Anni Novanta” (“Hollow Years”, “Take Away My Pain” e “Anna Lee”), 4 brani per lo più riempitivi (“You Not Me”, “Burning My Soul”, “Lines In The Sand”, “Please Just Let Me Breathe”), 1 plagio (“Peruvian Skies” che ruba a piene mani tanto dai Metallica quanto dai Pink Floyd) e solo 3 brani con qualche motivo di interesse (“New Millennium”, lo strumentale “Hell’s Kitchen” e “Trial Of Tears”) c’è solo da fermarsi un attimo e capire che il periodo non è dei migliori per registrare un disco. Chiariamo, gli album di cui vergognarsi secondo me sono ben altri, e per questo mi sento di dare comunque una pacca sulle spalle ai maestri di New York e promuoverli con una valutazione discreta: l’impegno c’è e darà i suoi frutti pochi mesi più tardi…

A cura di Gabriele “gd1039” Marangoni

Recensione a cura di Ghost Writer
Orribile

Il primo album con Derek Sherinian(dopo la parentesi dell'eEP "A Change of Season")si rivela essere un disco bruttisimo,soprattutto se parogonato al grande passato e all'attesa di quale strada avrebbe preso la band dopo un altro grande album coem"Awake".Non si nulla o quasi,poiché la band sembra rincorrere le orme dei propri eroi invece di cercare di continuare a sviluppare il proprio unici sound a fuoco con i due precedenti albums.Pessimo.

Il disco più sottovalutato

Molto criticato per l'abbandono di sonorità "metal" e meno progressive, in favore di melodie più commerciali, ma caratterizzato da splendide ballate e atmosfere "pinkfloydiane". Su tutte, "Trial of Tears" vale da sola il prezzo dell'album.

Mi aspettavo di più

Il disco più brutto dei DT.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 ott 2015 alle 22:45

Un bel disco che avrebbe potuto essere un grande disco se al posto di take away my pain e Anna lee ci fosse stata Rise the knife scartata dalla casa discografica perchè non abbastanza commerciale (peccato fosse uno dei pezzi migliori). Poi i gusti sono davvero gusti, Lines in the sand per me è il brano più bello del disco, insieme al finale di Trial of tears (che però ha la sessione centrale un po' troppo stile jam session e poco incisiva). Sinceramente lo preferisco a Systematic chaos, ma per l'appunto i gusti son gusti.

Inserito il 19 ott 2015 alle 00:08

Sono d'accordo con Gabriele che il disco è difficile da recensire e in questo caso mi hai letto nel pensiero prendendo la palla al balzo!! :-) Ringrazio Ennio per i complimenti (assolutamente ricambiati) e mi fa piacere che la pensi come me, ovvero che quest'album sia un capolavoro mancato. Non sono d'accordo solo su Hollow Years. Alla lunga può stancare perchè è troppo orecchiabile forse, ma gli arpeggi sono da pelle d'oca. Cercherò di cimentarmi in altre recensioni anche se il tempo libero è poco ahimè e mi ci vuole un po' per scrivere una recensione soddisfacente (almeno per me) su album come questi a cui sono molto legato.

Inserito il 19 ott 2015 alle 00:00

Disco che ho sempre trovato meraviglioso, spiazzante ad un primo ascolto ma assolutamente irresistibile.

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.