Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:60 min.
Etichetta:Roadrunner
Distribuzione:Warner

Tracklist

  1. THREE SUNS AND ONE STAR
  2. THE PATH
  3. N.O.D
  4. I SCREAM
  5. ON MARCH THE SAINTS
  6. NEVER TRY
  7. MOURN
  8. BENEATH THE TIDES
  9. HIS MAJESTY THE DESERT
  10. PILLAMYD
  11. IN THE THRALL OF IT ALL
  12. NOTHING IN RETURN (WALK AWAY)

Line up

  • Phil Anslemo: vocals
  • Pepper Keenan: guitar
  • Kirk Windstein: guitar
  • Rex Brown: bass
  • Jimmy Bower: drums

Voto medio utenti

Ci sono voluti cinque anni di attesa per avere tra le mani il nuovo lavoro firmato Down, band che raccoglie la crème de la crème nell'ambito stoner/sludge e capitanata dall'ex singer dei Pantera Phil Anselmo. Molti già acclamavano "Over The Under" come disco dell'anno ancor prima che uscisse, in preda ad un euforia e ad un'incondizionata fiducia nella vena creativa del gruppo; ottimismo che pareva anche giustificato (o comunque giustificabile) da un lato dai precedenti ottimi lavori in studio, dall'altro anche per la levatura dei musicisti coinvolti nel progetto (dopotutto Anselmo e Brown hanno scritto pagine fondamentali del metal moderno, così come Keenan e Windstein e Bower hanno fatto con Crowbar, Corrosion Of Conformity, Eyehategod e Superjoint Ritual). E devo dire che, pur mantenendo i piedi ben saldi per terra, anche il sottoscritto condivideva in parte le previsioni ottimistiche riguardo al ritorno dei Down, che sono andate infrangendosi dopo aver assimilato per bene questo "Over The Under".
Ma sgombriamo subito il campo da facili equivoci: il nuovo album dei Down non è un disco brutto, e non presenta nemmeno stravolgimenti sostanziali a livello di sonorità rispetto a "Nola" o a "A Bustle In Your Hedgegrow", quindi i fans possono dormire sonni tranquilli. Pepper Keenan è sempre intento a tessere riff putridi, ben saldi nel blues più carnale e perennemente caratterizzati da quel mood sludge che li rende subito riconoscibili. E certo anche Phil Anselmo ci mette del suo come al solito, regalando un'interpretazione da brivido, in grado di ben adattarsi alle varie sfumature della musica dei Down, riuscendo ad essere al contempo sofferta, incazzata ma anche soffusa. E allora che c'è che non va, direte giustamente voi? Quel che non quadra sono i pezzi stessi: una "Three Suns And One Star", "The Path", "N.O.D.", "On March The Saints" o "I Scream", per quanto belle siano, non sono in grado di reggere il confronto con "Rehab", "New Orleans Is A Dying Whore", "Lifer" o una "Hail The Leaf" qualunque. Impossibile poi non fare il confronto tra "Jail" e "His Majesty The Desert", dal titolo 100% stoner, i due lentoni di "Nola" e "Over The Under": in entrambi i pezzi emerge la vena psichedelica dei Down, che pagano il proprio tributo ai padri Sabbath e a quel gioello che risponde al nome di "Planet Caravan"; ma se nel caso di "Jail" più di un brivido scorre lungo la schiena, "His Majesty The Desert" si limita a scimmiottare la stessa formula di base, con risultati non proprio incoraggianti. A tutto ciò si aggiunge anche il fatto che a tratti è facile sentire come le chitarre si affidino a soluzioni già adottate nei due album precedenti, creando un effetto di già sentito che stona nell'andamento generale del disco.
Torno a ripetere che comunque l'album si assesta su buoni livelli, proponendo canzoni molto godibili e dal gusto southern, come ormai i Down ci hanno abituato. Certo, chi si aspettava il terzo centro di fila rimarrà deluso, ma nel complesso "Over The Under" rimane un disco carino pur non suonando particolarmente ispirato, evidenziando un baratro qualitativo rispetto a "Nola" e "A Bustle In Your Hedgegrow".
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata
Gran disco

Recensione assolutamente non all altezza.. 7.5/8 se lo merita ampiamente

ottimo lavoro

ottimo lavoro sotto tutti i punti di vista.e basta con il voler cercare sempre il pelo nell'uovo.(mi riferisco alla recensione).e' molto bello ,potente e sporco il giusto nei suoni.dimenticavo:anche leggermente psichedelico.

La classe non è acqua

Le canzoni sono ispirate e come nei precedenti capitoli è la cupezza a far da padrone. C'è molta energia (The path, I scream) ma anche momenti psichedelici e più articolati (Nothin in return, Never try).Il voto non è massimo perchè quel mezzo punto in più sarebbe per l'originalità che non è presente in questo capitolo, questa forse l'unica pecca di questo magnifico disco.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 dic 2019 alle 13:31

Bel disco,unica cosa che mi lascia un po' di amarezza è il suono della batteria,per me è troppo piatto.

Inserito il 25 nov 2007 alle 22:47

Sono daccordo solo in parte con la recensione. Trovo vero che quest'album sia stato meno innovativo rispetto i predecessori e non ne raggiunga le vette compositive, ma e' pur sempre di gran lunga sopra la media. Se a "NOLA" va dato un 10 (e se non diamo il massimo ad un disco cosi' innovativo ed ispiratore dell'intero filone nato successivamente, non saprei quando assegnare il voto massimo) ed ad un acclamatissimo "ABIYH" un 9, ad "OTU" i termini di disco 'carino' da 6,5 credo vadano un po' stretti. Forse e' colpa dell'eccessiva aspettativa creatasi attorno al nome DOWN....

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