Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2007
Durata:65 min.
Etichetta:Indie
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE LATTER RAIN
  2. IN THE MIDNIGHT HOUR
  3. DET RAKNER!
  4. OCTOBER'S MONODY
  5. THEIR SPIRITS RIDE WITH THE WIND
  6. I TOTAL TRIUMF
  7. THE TITAN
  8. AS I WITHER
  9. MORNING SUN
  10. SORGENFRI

Line up

  • A. Frigstad: vocals
  • J. Haaland: guitars
  • S. Nedland: vocals, keyboards
  • E. Fuglestad: guitars

Voto medio utenti

Ennesimo colpaccio per la norvegese Indie Recordings che in questo periodo non sta sbagliando uno solo dei suoi investimenti. Gli In Vain seguono Tulus, Vreid e Iskald nel nuovo sentiero che sta caratterizzando il black nordico ultimamente: una commistione tra le sonorità estreme ed elementi extra metal, come strumenti inediti (violino, sassofono, pianoforte, ...) o approcci vocali particolari, o ancora strutture compositive più intricate e vicine al progressive. Se prima solo gli amanti di thrash e death potevano portare esempi di band ultra-tecniche ai detrattori per dimostrare anche anche in quei generi non era solo il rumore a farla da padrone, ora anche noi black metal fans abbiamo qualcosa con cui confutare le tesi di chi dice che la nostra musica preferita è solo spazzatura!
In questo caso non si può parlare proprio di black, visto che solo in pochi furiosi passaggi questo stile è lasciato libero di esprimersi in maniera naturale e senza vincoli. "The Latter Rain" è un album che farà felici soprattutto i venditori: le prime tracce sono qualitativamente parecchie spanne sopra il resto, e inganneranno facilmente chi chiederà di poter ascoltare qualche pezzo prima dell'acquisto. Peccato, perché se tutto il lavoro si fosse mantenuto su quei livelli staremmo parlando di un capolavoro. Prendiamo "In The Midnight Hour": una canzone fiera, maestosa, epica, impreziosita dalla sofferta prestazione vocale e dagli inserti sinfonici, ma che mantiene sempre una sua identità netta e ben definita. Gli episodi successivi si mantengono sulle stesse coordinate, ma perdono spesso l'orientamento tra passaggi troppo pretenziosi o melodie nate proprio sballate, come nel caso dell'inizio acustico di "Morning Sun" che suona fin troppo fuori luogo in un album che vive anche di passaggi death piuttosto brutali. Questo non fa che disorientare l'ascoltatore, rendendo necessario un numero molto elevato di ascolti per fare propri questi pezzi così eterogenei. Per qualcuno non sarà un difetto, ma avrei comunque preferito un pizzico di concretezza in più, anche senza rinunciare allo stile così particolare (e riuscito) che la band è riuscita a creare a partire i due precedenti EP.
La presenza di ospiti importanti, e la registrazione effettuata nei celebri DUB Studio riporta alla mente rispettivamente i Green Carnation nelle parti più rockeggianti (galeotto fu quell'Hammond) e i Blood Red Throne in quelle più violente. Niente di cui vergognarsi, visto che stiamo parlando di due band di tutto rispetto, nei confronti delle quali gli In Vain possono rivolgersi senza dover mostrare troppa riverenza.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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