Copertina 8,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:51 min.
Etichetta:Metal Is / Sanctuary Records
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. SHADOW MAN
  2. MY WICKED HEART
  3. BLACK BONE TORSO
  4. HELL FOR ETERNITY
  5. HALLOWED GROUND
  6. REVENGEANCE (BE THY NAME)
  7. TRAIL OF TEARS
  8. STONE COLD KILLERS
  9. RUBBERMAN
  10. HALLOWED GROUND (ACOUSTIC)

Line up

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Se con l'ultimo Unholy Terror gli WA.S.P. si erano spinti verso sonorità dalle tinte oscure e malinconiche, con Dying For The World viene compiuto un ulteriore passo avanti in questa direzione e con risultati assolutamente formidabili. Lontano ormai dal sound che rese celebre la band di Los Angeles con album del calibro di The Last Command o il memorabile W.A.S.P., quello che ci offrono gli W.A.S.P. all'alba del nuovo millennio è un insieme di rabbia, energia e passione che trasuda da ogni singola nota, da ogni urlo rabbioso dell'indemoniato Blackie, dall'ottima chitarra di Darrell Roberts, sostituto più che degno dell'ormai ex Chris Holmes. Fin dall'iniziale cupo riff di "Shadow Man" ci si rende conto di essere davanti ad un disco del tutto particolare e meritevole di una particolare attenzione durante l'ascolto per poter gustare fino in fondo l'enorme profondità e il sentimento che caratterizzano quello che può benissimo essere annoverato tra i capolavori della band. A metà strada tra il blasonato The Crimson Idol e il validissimo Unholy Terror, Dying For The World è il frutto del più ispirato songwriting di Blackie Lawless, alle prese con temi che vanno dal personale alla difficile realtà internazionale della quale l'umanità è stata vittima dopo l'11 settembre. È proprio quest'ultimo il tema al quale Blackie dedica maggior spazio e che è stato tra le principali fonti d'ispirazione, anche se parlare di concept può essere azzardato. Infatti, per quel che riguarda i testi, lo stesso frontman confessa di aver scritto l'album più malvagio di tutta la propria carriera, avendo deciso di palare interamente di se stesso e dei propri profondi sentimenti, sicuro di poter dare il massimo su questo piano, come confermato dall'ottimo risultato dell'album.
Tutta la preoccupazione ma soprattutto la rabbia di chi ha vissuto in prima persona la tragedia americana emerge più volte nel disco, con l'intenzione di far comprendere a chi ancora non se ne sia reso conto lo stato di assoluta incertezza e precarietà nel quale siamo costretti a vivere. Quanto detto culmina magistralmente in "Hallowed Ground", commovente e stupenda ballad frutto delle emozioni provate da Blckie dopo essere stato a Ground Zero, ancora più espressiva e toccante nella sua versione acustica a chiusura dell'album. Tra gli altri temi del disco si passa dalla religione con "Black Bone Torso", al cieco business dell'industria musicale con "Rubber Man", fino alla complessa personalità del carismatico frontman in "My Wicked Heart". Particolare attenzione merita un pezzo come "Trail Of Tears", una song lontana da quanto la band abbia mai proposto in precedenza, dal ritmo lento e rituale, dall'enorme pathos e dall'incedere imperioso e avvolgente che ci offre un aspetto, a tratti tribale, da non sottovalutare della band.
Musicalmente non mancano brani accostabili al classico cliché di casa W.A.S.P., come ad esempio dimostra "Hell For Eternity", ma ovunque traspare un senso di rabbia e frustrazione che rende unico e fantastico l'intero album, il quale contribuisce ulteriormente ad innalzare il nome di questa band nell'olimpo del metal.
Preparatevi dunque ad un disco duro e rabbioso, politicamente scorretto e sfrontato, carico di forti emozioni davanti alle quali sarà difficile rimanere indifferenti e non trovarsi a condividere la belligerante presa di posizione di un determinato Blackie Lawless, al quale lascio l'ultima parola: "Fuck political correctness; that went down with the Trade Center".
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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