Copertina 4,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:50 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. CLOWN PARADE (FEAT. JEFF LOOMIS)
  2. COUPLE SUICIDE (FEAT. DANKO JONES & ANGELA GOSSOW)
  3. ARMY OF ONE (FEAT. STEVE KUDLOW)
  4. DOWNRIGHT DOMINATE (FEAT. ALEXI LAIHO)
  5. SMOTHERED (FEAT. ANDERS BJÖRLER)
  6. OPERATION ANNIHILATION (FEAT. MICHAEL AMOTT)
  7. HAUNTED (FEAT. JESPER STRÖMBLAD)
  8. KICKED (FEAT. COREY BEAULIEU)
  9. DETONATION (FEAT. JACOB LYNAM)
  10. CHASING THE HIGH (FEAT. WILLIAM ADLER)

Line up

  • Dave Padden: vocals, guitars
  • Jeff Waters: bass, guitars
  • Mike Mangini: drums

Voto medio utenti

Recensire l’ultimo parto degli Annihilator non è opera semplice. Chi si è esaltato alla lettura di queste righe pregustando un disco di alto livello moderi gli entusiasmi, perché la delusione è dietro l’angolo.
La difficoltà nello stilare un giudizio su “Metal” (già il titolo non è molto promettente…) sta tutta nel trovarsi davanti un lavoro senza capo né coda, completamente privo di spessore.
Lasciando scorrere i 10 brani che danno forma all’album, non c’è verso di trovare un filo conduttore a quello che si ascolta e parimenti nemmeno s'individua una genialità spiazzante che riesca a dare un senso, anche effimero, ai 55 minuti scarsi di musica che finiscono per martellare noiosamente le orecchie del potenziale pubblico.
Tra un pezzo e l’altro ci si tedia nel sentire Jeff Waters che suona senza un briciolo d’ispirazione, più impegnato a rimarcare (come se ce ne fosse bisogno) la sua abilità con la sei corde che a mettere insieme qualche pezzo decente. Discorso identico per Mike Mangini, la cui prova sarebbe più contestuale in un seminario di batteria piuttosto che nello scenario in cui è effettivamente calata.
Le numerose, per non dire eccessive, collaborazioni di cui gode “Metal” non sopperiscono alla carenza d’ispirazione (che spesso sfocia nel plagio di se stessi), ma anzi aiutano il gruppo a banalizzare ulteriormente la struttura del disco nel suo insieme. In questo senso è esemplare il brano in cui collabora Alexi Laiho, che attraverso la sua chitarra sfodera mezzo miliardo di note senza alcuna utilità, nemmeno nell’ottica di un estetismo barocco.
Giunto con fatica al termine dell’album è impossibile non riconoscere una crisi netta, ed ormai con pochissime possibilità di recupero, per una band che da troppo tempo è l’ombra di se stessa.
Urge in casa Waters una seria riflessione sul futuro degli Annihilator, che hanno bisogno di ricostituirsi a pieno titolo come gruppo, chiudendo in modo definitivo la parentesi di “one man band” costellata di collaboratori più o meno di qualità (non è il caso dell’attuale cantante/chitarra ritmica Dave Padden, che non vale assolutamente una cicca), se non altro per rendere onore ai due capolavori che i canadesi pubblicarono ad inizio carriera.
Recensione a cura di Luca 'Orphen' Recla
Che roba è questa?

Dove sono finiti gli Annihilator? Album scialbo e penoso..

Un disco...

penoso...

Un disco...

...brutto come la morte. Dispiace dirlo, ma da quel dì che avrebbero dovuto sciogliersi!

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