Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2007
Durata:45 min.
Etichetta:My Graveyard
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. KILL THEM ALL
  2. OVER MY SINS
  3. RAPTOR
  4. HOLD HER
  5. NEXT TIME DON'T LIE
  6. LET IT DOWN
  7. THREE TIMES
  8. NIGHT OWL
  9. HANDS HIGH
  10. AGONY

Line up

  • Luca Bonzagni: vocals
  • Alberto Simonini: guitars
  • Franco Nipoti: guitars
  • Angelo Franchini: bass
  • Luca Ferri: drums

Voto medio utenti

Tra le tante reunion e comeback discografici, uno dei più graditi, ed allo stesso tempo quasi inaspettato, è quello dei Crying Steel, formazione bolognese che avevo scoperto (ed apprezzato) sulla pionieristica raccolta "Heavy Metal Eruption" (era il 1983), dove si erano presentati con la priestiana "Thundergods". Purtroppo dopo due ottime uscite quali "Crying Steel" (MLP del 1984) e "On the Prowl" (LP uscito nel 1987) i Crying Steel hanno lasciato trascorrere ben due decadi prima di ripresentarsi, ed alla grande, con "The Steel Is Back!".
La lineup è esattamente la stessa dei primi anni '80, ed anche il loro Heavy Metal è rimasto fedele agli stilemi di quella NWOBHM di cui i Crying Steel furono tra i primi alfieri sul suolo italico. Lo garantisce l'accoppiata iniziale, "Kill Them All" (che riesce a riunire Maiden e Priest) e la velocissima "Over My Sins", canzoni robuste, complete ed efficaci.
Balzano subito all'occhio sia l'evidente l'ottima resa sonora sia la prova dei singoli musicisti, che non sembrano affatto provati dal tempo, con i "soliti" Luca Bonzagni ed Alberto Simonini a fare a parte del leone.
Non deludono nemmeno le graffianti (e nuovamente priestiane) "Raptor", "Hold Her" o "Three Times", ben scandite dal duo ritmico composto da Angelo Franchini e Luca Ferri, ed affrontate con vigore da Luca Bonzagni.
Eppure "Next Time Don't Lie" riesce a pestare anche di più, con un passo deciso degno dei migliori Manowar mentre il refrain e le rasoiate delle chitarre di Alberto Simonini e Franco Nipoti riportano maggiormente allo U.S. Power Metal. Suonano ancor più retrò "Let it Down" e la conclusiva "Agony", con la prima che riecheggia ampiamente i Saxon dei primi dischi sotto la Carrere Records e la seconda quelli più melodici, ad ogni modo sempre accostabile all'Hard Rock. Non c'è quindi da stupirsi se la rocciosa "Three Times" ha dalla sua pure un feeling che ricorda quello dei primi Keel e Dokken o se "Hands High" mostra un taglio più rockeggiante e, pur senza "svendersi", palesa anche qualche reminescenza Sleazy & Glam Rock. Tutte ottime canzoni, ed è davvero difficile fare una graduatoria di merito, ma sicuramente "Night Owl" è un up-tempo che ha tutto per collocarsi ai vertici dell'album: energia da vendere, grandi assoli ed un andamento coinvolgente e travolgente.
L'unica pecca, veniale, di "The Steel Is Back!" è una copertina tutto sommato anonima, con in bella vista una semplice foto del gruppo, quasi richiamare la back cover del già citato MPL "Crying Steel", il resto è puro ed incontaminato METAL.
Era finalmente ora che i Crying Steel non fossero solo apprezzati per quanto fatto in passato, ma anche per tutto quello che sono in grado di dare ora e che, mi auguro, daranno in futuro.
L'acciaio è tornato... senza tracce di ruggine e più tagliente che mai!
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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