Scegliere un nome originale per la propria band o il titolo per un album e quello delle singole canzoni, sta diventando sempre più difficile, ma questa formazione canadese, al secondo disco, intitolato "Eleutheria" (l'esordio "Ramayana" risale al 2005), ci mette molto del suo.
Musicalmente non si lasciano invece trasportare poi troppo dalla fantasia e dall'originalità, lasciando trapelare sin dall'opener, la riuscita "O Captain, My Captain", la propria passione per un Heavy Metal classico dai toni epici (Manilla Road, Warlord, Sacred Blade...) che arricchiscono con qualche incursione nel Progressive dei Fates Warning, il tutto sorretto dalle chitarre di Trev Leonard e Geoff Waye ed altrettanto ben guidato dalla voce del bravo Jesse White.
La resa sonora, poco più che discreta, non riesce però a far risaltare le chitarre e nemmeno la batteria di Andrew Bak, penalizzando i brani più articolati e dall'impronta maggiormente prog, peraltro gli stessi con i quali gli Antiquus sembrano trovarsi meno a loro agio, dato che talvolta incespicano nei cambi di tempo ed esagerano con i riffs, come nel caso della lunghissima "I Am Alive", che a lungo (troppo: oltre gli 11 minuti!) andare mostra la corda.
Le cose migliori le offrono quando preferiscono abbandonarsi alle ali del pathos, con i suggestivi arpeggi dello strumentale "Meta Incognita" e della delicata "KT Event" oppure nei momenti più epici.
Una maggiore capacità di sintesi avrebbe portato risultati migliori, ma "Eleutheria" è senza dubbio un discreto lavoro per una band che sembra non aver ancora espresso tutto il proprio potenziale.