Hammerfall - Chapter V: Unbent, Unbowed, Unbroken

Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2005
Durata:50 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SECRETS
  2. BLOOD BOUND
  3. FURY OF THE WILD
  4. HAMMER OF JUSTICE
  5. NEVER, EVER
  6. BORN TO RULE
  7. THE TEMPLAR FLAME
  8. IMPERIAL
  9. TAKE THE BLACK
  10. KNIGHTS OF THE 21ST CENTURY

Line up

  • Joacim Cans: vocals
  • Oscar Dronjak: guitars
  • Stefan Elmgren: guitars
  • Magnus Rosen: bass
  • Anders Johansson: drums

Voto medio utenti

"Mi piego ma non mi spezzo". Questo il messaggio dei paladini del metal degli Eighties naturale e schietto, che ora ci propongono il loro nuovo lavoro, un altro capitolo dell'evoluzione che li ha portati in una direzione sempre più heavy.
Il nuovo album, di evidente impronta Bauerfeind come Crimson Thunder (2002), si presta facilmente all'ascolto; tuttavia non vi si ritrova la medesima freschezza che aveva reso il precendente un apprezzabile momento della carriera Hammerfall.
I nostri ben conosciuti esponenti del classic-heavy-simil-power metal di stampo germanico ci hanno però riservato delle sorprese, tra cui l'innovativo incipit dell'opening track "Secrets", un'introduzione suggestiva e misteriosa, preludio ad un successivo sviluppo più energico, reso accattivante dalla melodicità della coppia di chitarre. Questa canzone infatti rappresenta una sintesi fra innovazione e sound degli anni '80.
Un aspetto da segnalare è poi il rinnovato approccio vocale di Cans. Infatti, oltre a coinvolgere e a ricreare un forte pathos, raggiunge un'incisività, una forza espressiva e una grinta nuove, quasi più mature, senza nulla togliere al Joacim dei primi lavori. Che sia dovuto alla sua parallela carriera da solista?
Sono presenti elementi di continuità e conferme rispetto al passato. Emerge soprattutto la professionalità della band, particolarmente evidente nella figura di Dronjak, che dà prova della propria "abilità tecnica" in "Imperial". In questo pezzo strumentale viene ricreata un'atmosfera di altri tempi, di un'epoca lontana, forse solo sognata e mai esistita, così rassicurante da poterla definire domestica.
Altro tratto di continuità è rappresentato dal coro, che appare ancora più determinante nel singolo "Blood bound". Il brano presenta quel ritornello un po' maestoso e un po' epico che il suo ruolo richiede, dai toni forti ed efficaci, che caricano l'ascoltatore già dal primo impatto.
Non poteva mancare la ballata, piacevole e introspettiva, che smorza il sound dell'intero album, ricordando "Always will be", tratto dal fortunato Renegade (2000).
Notevole è inoltre il "botta e risposta" della voce nel ritornello di "Fury of the wild", che riecheggia in parte l'influenza degli Accept. L'aria che si respira è invece riconducibile ai Judas Priest.
Sicuramente a loro favore va il particolare impegno speso negli arrangiamenti, che ha permesso di ottenere un risultato rifinito con cura.
All'ultima canzone, "Knights of the 21st century", sono affidati spunti di originalità, innanzitutto la collaborazione con il frontman dei Venom, che incarna la voce della profezia. La canzone inizia con una pioggia di sottofondo per poi proseguire con le classiche urla alla Cronos (sembra di essere in un film horror, che brividi!).
Il tono cupo e tragico successivamente viene ribadito dal coro. Cans e Lant si altenano sapientemente, per poi fondere le loro voci. Il ritmo che viene ricreato è quello di marcia, ma poi mr. Anders Johansson si scatena.
In definitiva il pezzo è qualcosa di forzato e di difficile ascolto, per la durata della canzone stessa e per la sensazione che sia una parentesi fuori contesto, seppur non un mero riempitivo. Il sound duro e roccioso la rende godibile soltanto dopo un ripetuto ascolto.
L'album in sintesi è piacevole ed è una conferma della bravura della band, anche se mancano nuovi punti di riflessione. Del resto non si può neanche pretendere che gli Hammerfall siano ciò che non sono mai stati: hanno sempre voluto rientrare in un filone genuino e senza eccessive pretese di originalità. Bisogna anche tener conto del fatto che la loro musica è frutto di una scelta consapevole operata più di otto anni fa, quando i modelli erano differenti.
Il livello di maturazione compositiva è, nel complesso, fermo a circa tre anni fa, allo stesso orgoglioso rifiuto del power di consumistica concezione, ma non disposto a rinunciare ai propri punti di riferimento, quali i testi scontati ma di autentica ispirazione.
Apprezzabile è la coerenza, che non deluderà i fan più fedeli; gli altri potranno ascoltare quest'album in modo disimpegnato, con la consapevolezza di non trovarsi di fronte al miglior prodotto di marchio Hammerfall.
Recensione a cura di Claudia 'Deepblue' Beltrame

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