Copertina 5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:37 min.
Etichetta:Perris

Tracklist

  1. OVERDRIVE
  2. KILL KITTY
  3. THAT SICK THING
  4. GODSMACK
  5. DRIVE WITH ME
  6. SPY VS SPY
  7. YOUNG AND THE DAMNED/KING
  8. DREAM MACHINE
  9. GAMBLER’S & THIEVES
  10. SINOMATIC
  11. NOVOCAIN
  12. RED LICORICE
  13. UNDERWORLD

Line up

  • Stephen Pearcy: vocals, guitars
  • Erik Ferentinos: guitars
  • Mark Zavon: guitars
  • Rich Contadino: drums
  • Keri Kelli: guitars
  • Matt Thorne: bass, keyboards
  • Mike Duda: bass
  • Troy Johnson: bass
  • Todd Roberson: drums

Voto medio utenti

E’ strano udire nuovamente la voce roca e graffiante di Stephen Pearcy alle prese con loop, campionamenti e ammennicoli vari, retaggio inconsueto di un periodo musicale indeciso e fortemente travagliato per l’ex Ratt, diviso tra rientri improvvisi quanto improbabili nel gruppo che ne ha decretato il successo commerciale più di vent’anni fa e le prove di “identità” cercate attraverso gli innumerevoli progetti messi in cantiere e abbandonati in brevissimo tempo (Arcade e Vicious Delite Su tutti).
‘Fueler’ è il terzo album solista sfornato dal carismatico singer, uscito originariamente nel 2005, riproposto con l’aggiunta di nuove track dalla Perris Records e riprende gli elementi catalizzanti la carriera del front man americano (street, glam, rock ‘n’ roll o sarebbe meglio dire ratt ’n’ roll) mescolandoli con arrangiamenti comuni a Nine Inch Nails, Ministry o White Zombie soprattutto per i suoni di chitarra saturi e industriali.
E’ un lavoro che ci rimanda a quel ‘Carved In Stone’, secondo disco solista di Vince Neil, che tante stroncature ricevette alla sua uscita (1995) e che, anche a distanza di anni e di ripetuti ascolti postumi, non riesce per nulla a rivalutarsi.
Il peccato originale di queste prove è difatti da attribuire proprio nell’ originalità di voci come quella di Neil e Pearcy, uniche, tagliate esclusivamente per quel tipo di rock scanzonato, senza fronzoli e con pochissima voglia di prendersi sul serio.
Rimarcare pertanto episodi infuocati come ‘Kill Kitty’, le raffiche metalliche di ‘ Godsmack’ e ‘Spy Vs Spy’ o le futuribili ‘Young And The Damned/King’ e ‘Novocain’ è come voler valutare un Trent Raznor alle prese con ‘Live Wire’ oppure ‘Wanted Man’, tanto per intenderci un atto di fede.
‘Fueler’ rimane un discreto riempitivo e null’altro in attesa di un ritorno in grande stile al comando della navicella Ratt snocciolando chorus sgraziati, assoli tutto lustrini e un’attitudine lontana anni luce da quella seriosa mostrata in questo bistrattato dischetto.
Recensione a cura di Alessio Minoia

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