Copertina 5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:50 min.
Etichetta:Regain
Distribuzione:Self

Tracklist

Non disponibile

Line up

  • Richard Andersson: keyboards
  • Göran Edman: vocals
  • Andy Rose: bass
  • Magnus Nilsson: guitar
  • Jörg Andrews: drums

Voto medio utenti

Uscita sul mercato europeo per il come back dei Time Requiem, ennesimo progetto del prog guru Richard Andersson (Space Odissey, Majesty) che tenta di bissare il buon successo ottenuto in Giappone con il debut album ‘The Inner Circle Of Reality’, uscito tre anni fa e che, pur non godendo di critiche positive, era riuscito nell’intento di far lievitare le quotazione del tastierista. Un ulteriore elemento di interesse è la presenza dietro al microfono di Goran Edman (Malmsteen, Brazen Abbot, Street Talk), una certezza per gli amanti del hard e del metal melodico in genere. Purtroppo ‘Optical Illusion’ è ben lungi da ritenersi un’opera fondamentale: troppe e spiccate le similitudini con i Symphony X e con il loro power tecnico influenzato dal prog e dalla musica classica. Indubbiamente prendiamo atto degli arrangiamenti raffinati, della razionale differenziazione tra fast song e virtuosismi tecnici che oramai non fanno più neanche notizia in un genere come questo, della produzione ineccepibile, di una copertina di maniera e un tentativo (poco riuscito) di allungare a dismisura le otto tracce presenti con assoli, cambi di ritmo, break e tutto quello che ortodossamente ci si aspetta da un disco come questo. Latita però l’originalità e la schiettezza della proposta: più di una volta ritroviamo passaggi che definire simili alla band di Romeo e poco. Potremmo citare ‘The Ashen Soul’ oppure la seguente ‘Ocean Wings’ tanto per dimostrare come questo secondo episodio sia pieno di buoni pezzi resi con maestria e perizia tecnica ma quasi del tutto privi di un’identità riconoscibile e definita che possa consentire ai Time Requiem di passare indenni la prova del tempo. Se vogliamo invece soffermarci sulle prove singole dei musicisti coinvolti dobbiamo annotare il consueto “percorso netto” del solito Edman (ineccepibile), della maestria di Andersson nel creare ad hoc spunti interessanti, della buona prova (ma nulla più) fornita dalla coppia ritmica Andy Rose/Joerg Andrews e nel feeling sciorinato da Magnus Nilsson in diversi assoli e qui ci fermiamo.
Recensione a cura di Alessio Minoia

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