Copertina 9,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:71 min.
Etichetta:Napalm
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE EDGE
  2. REGIN SMIDUR
  3. DREAMS
  4. THE WILD ROVER
  5. STÝRISVOLURIN
  6. ÓLAVUR RIDDARARÓS
  7. RAINBOW WARRIOR
  8. RAMUND HIN UNGE
  9. ALIVE
  10. ERIC THE RED
  11. GOD OF WAR
  12. HAIL TO THE HAMMER

Line up

  • Heri Joensen: vocals, guitars
  • Gunnar H. Thomsen: bass
  • Kári Streymoy: drums
  • Terji Skibenæs: guitar

Voto medio utenti

Capolavoro. Non possono essere usati mezzi termini di fronte ad album come questi ed ancora una volta, come successo per i Wonderland, non stiamo volando sulle ali dell’entusiasmo.
In effetti, “Eric The Red” dei Tyr è uscito originariamente nel 2003 per la locale e misconosciuta Tutl Records ma il successo che l’mp3 trading gli ha riservato nell’underground europeo e non solo (alla faccia di chi critica gli mp3 e vorrebbe eliminarli…) è valso l’attenzione della attenta label austriaca Napalm che, acquisiti i diritti, lo ha ristampato per proporlo all’attenzione del grande pubblico. Gli unici cambiamenti, in positivo, rispetto all’originale sono l’inserimento di una copertina davvero fantastica ed epicissima (che a molti ricorderà una famosa scena del film “Il Signore degli Anelli”) al posto della scialba e trascurabile cover del 2003, e l’aggiunta di due bonus tracks tratte dai demo del primo album, anch’esso bellissimo, intitolato “How Far To Asgaard”, ovvero “God of War” e “Hail To The Hammer”.
Che dire di “Eric the Red”? Sono convinto che i pochi che già lo conoscevano da tempo aspettavano una ristampa per poterlo acquistare originale anziché masterizzato, per gli altri…beh, sarà la prossima mossa. Gli amanti di un metal variegato, suonato ottimamente, incredibilmente nordico ed epico solo come gli scandinavi sanno fare, con tinte progressive ma sempre dannatamente metal e perfettamente nel contesto dell’album, dedicato appunto ad Eric il conquistatore, si troveranno davanti a quello che va molto vicino al “disco definitivo”.
Incredibile le sensazioni comunicate all’ascoltatore, che davvero si troverà immerso nelle nebbie del nord, nelle cruente battaglie condotte dai popoli norvegesi contro l’invasione dei cattolici, nei banchetti dei villaggi a base di alcool e carni cotte sulle legna delle foreste.
Questo non significa che i Tyr siano un gruppo di rozzi, tutt’altro, la band sciorina una preparazione tecnica sorprendente, adotta soluzioni controtempo e riff di un’architettura tutt’altro che elementare, tanto che la Napalm e lo stesso Heri, cantante e leader del gruppo, cita i Dream Theater come influenza per la band, e questo ve lo dice in senso positivo il sottoscritto, decisamente non amante della formazione di Portnoy. Ma nella musica dei Tyr, tutto si combina alla perfezione: il capolavoro del disco è posto in apertura con la grandiosa “The Edge” che assume davvero connotazioni epiche sia con il coro conclusivo che soprattutto con il ritornello cantato in faroese, ovvero il linguaggio parlato nelle isole Far Oer, da cui i nostri provengono, molto simile all’antico norvegese…da brividi il risultato finale! Le parentesi folk sono assegnate alla seguente “Regin Smidur”, cantata questa interamente in faroese, di cui vi consiglio di scaricarvi il videoclip dal sito dei Tyr, che vi catapulterà direttamente sul campo di battaglia, e l’irlandese “Wild Rover”, allegra e bevereccia canzone folkloristica della verde isola, mentre “Styrisvolurin” ci riconsegna delle ambientazioni decisamente fredde e black metal, se non fosse per il bel cantato pulito di Heri che con i suoi cori ci trascina e ci coinvolge a squarciagola nel pathos del pezzo (se non fosse per la non agevole pronuncia della sua lingua…). “Rainbow Warrior” e “Olavur Riddararos” ci consegnano dei Tyr malinconici, cadenzati, quasi sulfurei, territori in cui la band si muove a perfezione, ma anche nella veloce e solare “Dreams” si intuisce che i ragazzi potrebbero avere un futuro anche come power metal band, tanto è ispirato e coinvolgente il ritornello e le soluzioni melodiche.
Nuovo episodio ballad/folkloristico con “Ramund Hin Unge” che a metà brano si scatena in una cavalcata epica a metà tra i Maiden ed i Falkenbach, prima di lasciare il finale ai due brani nettamente più complicati e “hard listening”, ovvero “Alive” e proprio la titletrack “Eric the Red”, la prima ipnotica e sognante, quasi ridondante prima di sfociare nell’ennesimo glorioso chorus, e piena zeppa di soluzioni progheggianti, la seconda anch’essa lenta e sulfurea, decisamente doomeggiante ed altrettanto naturalmente pronta ad esplodere nell’ennesimo ritornello, non catchy, non zuccheroso, non allegro, ma così dannatamente capace di stamparsi in testa, nonostante lo spiazzante riffing work e l’incredibile lavoro della sezione ritmica.
Chiudono le due bonus track, che musicalmente c’entrano assai poco (tanto più essendo delle demo versions) in quanto l’album precedente è molto più rozzo e diretto di questo, ma che possono rappresentare un bel quid in più.
Per una volta chiudo con un commento semplice ed efficace. Scaricate il disco, ascoltatelo PER BENE (perché ascoltarlo distrattamente è un delitto) e poi correte ad acquistarlo. Consigliatissimo a tutti!
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli
*__*

Capolavoro totale ed immortale.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 20 mag 2020 alle 20:17

Quanto mi piace il suono del rullante!!!!!!

Inserito il 16 ago 2009 alle 22:22

il loro album più bello!

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