Copertina 6

Info

Anno di uscita:2006
Durata:75 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. WHEEL OF FORTUNE
  2. WHEN THE SCREAMS COME
  3. UNDER MY THUMB
  4. SMOKESCREEN
  5. TEASER
  6. LITTLE GAMES
  7. MUCH TOO YOUNG TO KNOW
  8. VIRGIN DEATH
  9. YES I DO
  10. ASK NO MORE
  11. MAN
  12. BE FORWARNED
  13. CATWALK
  14. DIE IN YOUR SLEEP
  15. FRUSTRATION
  16. TARGET
  17. EVERYTHING'S TURNING TO NIGHT
  18. TAKE ME AWAY
  19. NIGHTMARE GOWN
  20. CARTWHEEL
  21. CAT & MOUSE
  22. SHOW'EM HOW

Line up

  • Bobby Liebling: vocals
  • Vincent McAllister: guitars
  • Greg Mayne: bass
  • Geof O'Keefe: drums

Voto medio utenti

Ennesima antologia dedicata al periodo iniziale della tormentata carriera dei Pentagram, la famosa cult-band americana guidata dal vocalist Bobby Liebling che oggi sta vivendo una seconda dorata giovinezza.
L'origine del gruppo risale però, come molti sanno, al lontano 1971 ed all'incontro tra lo stesso Liebling ed il batterista Geof O'Keefe. Da quel momento e per i successivi cinque anni, i Pentagram sono stati attivi nella scena heavy rock in modo a dir poco travagliato. In un lustro hanno cambiato ben quattro volte nome (Virgin Death, Macabre, Wicked Angel e ovviamente Pentagram), due schieramenti (quartetto e per breve periodo quintetto con la seconda chitarra), una mezza dozzina tra manager veri e maneggioni improvvisati, per sette volte sono entrati in studio di registrazione senza mai uscirne con uno straccio di album d'esordio, ed infine nel '76 la line-up considerata "originale" ha deciso di separarsi. Il solo Liebling ha proseguito per qualche tempo, riassestando il gruppo con uno schieramento a cinque, ma in un paio d'anni la situazione degenera e la band sparisce nuovamente. Ritornerà negli '80 pubblicando finalmente il primo lavoro esteso, ma è un'altra faccenda che ora non ci interessa.
A tangibile testimonianza della gloriosa e pionieristica epoca seventies rimasero la miseria di tre quarantacinque giri, una manciata di brani in studio, nastri di prove anche casalinghe e qualche sporadica registrazione dal vivo. E la sensazione di un grande potenziale non sfruttato per colpa di scarsa professionalità, problemi di ego, ottusità dell'industria musicale e perchè no, un pizzico di sfiga.
Una mente logica penserebbe che c'è poco da ricavare da questa specie di band-fantasma, ricca di talento ma estremamente povera di materiale utile.
Invece i cacciatori di reliquie archeo-musicali hanno spremuto qualsiasi cosa avesse un legame con la prima incarnazione dei Pentagram. Aveva già iniziato la piccola label Peace negli '80 pubblicando l'album di rarità dal semplice titolo "Pentagram", ma negli ultimi tempi il ritmo delle uscite si è intensificato.
Prima la Black Widow con il live "A keg full of dynamite", rarissima registrazione di uno show del '78. Poi Relapse risale ancora più indietro e mette in commercio la raccolta "First daze here"(2001) curata da O'Keefe, contenente dodici delle circa venti canzoni originali incise in studio dalla band nel periodo '71-'76.
Sembra più che sufficente per rendere giustizia ad un'ottima formazione ed omaggio ad un periodo musicale di grande rilievo, tenuto conto che i protagonisti sono bravi artisti ma non hanno certo cambiato il corso della storia.
Neanche per idea, la Relapse in piena fregola per il passato remoto non intende mollare l'osso. Ora mette sul mercato una seconda puntata, stavolta addirittura doppia, sempre patrocinata dall'instancabile O'Keefe. Non cambia nemmeno il titolo ("First daze here too"), sul modello delle infinite saghe cinematografiche, facendo presagire ulteriori capitoli. E sarà curioso vedere cosa potrà ancora riesumare, perchè già in questo lavoro la qualità lascia parecchio a desiderare.
Mettiamo pure che il doppio cd sia stato pensato per i collezionisti di rarità ed i fans completisti, ma le canzoni registrate in modo perlomeno professionale sono soltanto sette, per un totale di venticinque minuti. Il tempo restante, poco meno di un'ora, è stato utilizzato per infilarci brani di prova talvolta incompleti, spesso penalizzati da una resa sonora estremamente carente, ed una manciata di tracce live anch'esse dal suono molto rozzo. D'accordo il valore storico, va bene il piacere della riscoperta di episodi che altrimenti sarebbero stati perduti, ma per larghi tratti sembra di ascoltare quelle terribili cassettine che registravo da ragazzino e non mi stupirei lo fossero davvero. Dove il livello dei suoni è migliore ci imbattiamo in grandi classici Pentagram come "When the screams come" o "Smokescreen", oppure interessanti divagazioni come la cover dei Rolling Stones "Under my thumb", ma non si tratta certo di novità assolute visto che le troviamo sparpagliate in precedenti lavori del gruppo.
Una nota positiva è il corposo libretto ad opera di O'Keefe, comprensivo di biografia, aneddoti, foto dell'epoca ed i testi al completo.
Anche da sostenitore dei Pentagram di lungo corso non vedo l'utilità di questa raccolta, che non porta nulla di realmente nuovo e profuma di operazione per sfruttare fino all'ultima goccia la passione dei fans.
Finora mi è sembrato bello e giustificato strappare dall'oblìo il lavoro di un quartetto che all'epoca aveva perfino conquistato l'interesse di rockstars come i Kiss, però adesso ho la sensazione che si stia esagerando.

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