10 Fold B-Low - For Those Who Share The Sun

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:44 min.
Etichetta:Locomotive
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. DAWN
  2. THE SEED
  3. FREE AT LAST
  4. FOR THOSE WHO SHARE THE SUN
  5. ...TO CARRY ON
  6. FALLING
  7. BLOODGOREON
  8. CUT MYSELF
  9. CALL OF CONSCIENCE
  10. DUSK AND DARKNESS
  11. PUPPETS

Line up

  • Thomas: vocals
  • Dirk: guitars
  • Steffi: guitars
  • Nico: bass
  • Panice: drums

Voto medio utenti

Secondo full-lenght per i tedeschi 10 Fold B-Low, dopo “Low Tuned Output” del 2004. nel nuovo “For Those Who Share The Sun” si notano dei piccoli cambiamenti nel sound della band, nulla di eclatante ma, comunque, qualcosa che val la pena di sottolineare. Fermo restando l’impianto di base che è fatto di un groovy thrash metal dalle tinte molto moderne, la band ha perso le influenze korniane del debut, anche nel cantato, e ha reso la propria melodia più accessibile, laddove nel precedente disco questa era malata, mentre adesso le aperture melodiche sono molto pulite e decisamente più facili/felici. Siamo dalle parti del metalcore di matrice Diecast.
Il rifferama è ribassato, dal suono meccanico, i patterns rimitci sono groovy, cadenzati, pesanti come macigni e il tutto è enfatizzato dalle vocals del main singer, le quali sono ruvide e brutali.
Tuttavia se dovessi citarvi un paio di songs rappresentative del disco vi direi che l’accoppiata iniziale “The Seed” e “Free At Last” sono più che esplicative, ma anche “Falling” rende molto bene l’idea, per via della bravura della band nel saper fondere brutalità e melodia.
Ciò che non può essere taciuto però è la mancanza di personalità della band. Se nel primo disco si copiavano a random tanto i Korn quanto i Machine Head quanto gli Slipknot, il tutto era salvato dalla genuina attitudine devastatoria della quintetto tedesco. Sul nuovo disco invece ci si sposta su altri clichè, forse più freschi e trendy, quali appunto il moderno metalcore inteso, ma in questo caso, dal mio punto di vista, c’è stato un sensibile decadimento di intensità e violenza sonora. Non che quest’ultima difetti, sia chiaro, però in “Low Tuned Output” questa acquistava talvolta una dimensione mastodontica, che qui latita. Forse ciò è anche causa di una produzione dai suoni più puliti.
In definitiva questo è comunque un discreto disco ed un ascolto può anche essere consigliato, anche se, però, ovemai voleste azzardare un acquisto, allora dovreste rivolgervi al loro primo disco.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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