Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2002
Durata:45 min.
Etichetta:Spikefarm
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. MY BLOOD YOUR BLOOD
  2. IN THE MIRRORS
  3. LOST WITHIN
  4. WHERE THE SHADOWS CLASH
  5. TRAIL OF GUILT
  6. GATES OF LAMENTATION
  7. SILENT WITH EARTH
  8. DERAILED
  9. CRIMSON TEARS
  10. DRIFTING
  11. BURNING

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Premetto che non ho idea se questo seven pieces finlandese siano gli stessi Demigod che una decina di anni fa circa diedero vita al leggendario “Slumber of Sullen Eyes” ma di certo c’è che la bontà ed il genere proposto lasciano presupporre una risposta decisamente positiva a questo interrogativo. Un libretto decisamente scarso fa da contraltare ad una buona produzione, bilanciata e caratterizzata anche da un suono piuttosto moderno e non retrò agli anni d’oro del death di Stoccolma di fine anni ’80, ottenuta ai PopStudio (??) con l’aiuto degli onnipresenti Finnvox in sede di mixing e mastering per undici brani di death metal più cadenzato che efferato, basato principalmente su mid tempos, riffs di scuola thrash e soluzioni stilistiche di buona riuscita, miscelando così in maniera soddisfacente melodia ed aggressività, così come avviene (non molto spesso a dire la verità) tra la canonica voce death metal e quella pulita che si limita a pochi interventi. Strana comunque la scelta di far cantare 4 brani al bravo Ali Leino, altri 5 al decisamente meno convincente Tuomas Ala Nissila ed un altro a Mika Haapasalo (solo clean voice) e alla luce dei fatti oltre che strana questa scelta si rivela anche un poco disgraziata vista la buonissima prestazione vocale di Leino che peraltro apre l’album con i primi due brani, lasciando così la brutta sensazione di cambiamento in corsa…
In definitiva un album decisamente interessante, richiamante a volte nei momenti più cadenzati i Grave di “…and here I die satisfied”, anche se indubbiamente meno rozzi e pesanti, e le soluzioni a mille sfaccettature dei Moruning Sign (ma con meno pazzia e genialità), ma che a causa di alcune decisioni discutibili e un’esagerata ricerca del mid tempos a tutti i costi alla lunga potrebbe stancare gli ascoltatori meno smaliziati ed abituati a queste sonorità. Consigliato comunque un ascolto dato che brani come “Trail of Guilt” sono di quelli che “valgono da soli il prezzo del biglietto”.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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