Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:49 min.
Etichetta:Small Stone
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. WHITE MOM
  2. JETPACK
  3. DEVIL CHILD BLUES
  4. HOPING FOR THE GOLDEN BB
  5. I BREATHE FIRE
  6. (HOW YA DOIN’ON THAT) TIME MACHINE
  7. JOHN L. SULLIVAN
  8. GO IT ALONE
  9. DRIP
  10. MILLENNIUM FALCON
  11. FUNHOUSE

Line up

  • Alex: vocals, guitar
  • Damien: lead guitar
  • Brian: bass
  • Chris: drums

Voto medio utenti

I Red Giant sembravano essere stati nulla più di una meteora. Sbucati all’improvviso da qualche scantinato di Cleveland, si erano guadagnati elogi dalle solite isolate voci specializzate per il convulso e strabordante “Ultra magnetic glowing sound”, uscito nel ’98 per la microscopica Cambodia Records sull’onda dell’esplosione stoner. Però la consueta visibilità zero e l’appeal commerciale nullo del settore avevano causato le immancabili vendite irrisorie, così il quartetto era rientrato in silenzio nella propria tana senza più dare quasi nessun segnale di vita. Un solitario brano per il tributo Small Stone agli Aerosmith ed una lunga catena di concerti locali con QotSA, Fu Manchu, Nebula, Roadsaw, Throttlerod, ecc, ma niente che facesse presagire una concreta prosecuzione della carriera discografica.
Invece a distanza di oltre cinque anni esce “Devil child blues”, intenzionato a riprendere il discorso dal punto nel quale si era interrotto incurante del tempo trascorso. In copertina viene perfino riproposto lo strano personaggio corazzato scelto dal gruppo come mascotte, che già si era visto sull’album d’esordio, da intendere come consapevole segno di continuità.
D’altronde è lo stesso stile dei Red Giant a rivelarsi corazzato, uno stoner acido dalle cadenze assordanti circondato da spessi aculei metallici e psichedelici. Un denso pastone preparato con ingredienti estremamente heavy e condito da sventagliate di riffs dinamicamente mutevoli, vocals aspre e tossiche, soprattutto segnato da un solismo ossessivo e dilagante che si rovescia ad imbottire in modo psicotico lo sviluppo dei brani.
Gli anni non sono passati invano, la band ha acquisito maggior controllo della propria esuberanza e tutto appare meno frenetico e sregolato che in precedenza. Molto migliorata la capacità di dare struttura compiuta alle canzoni limitando l’escapismo confuso e fine a se stesso, un buon esempio della nuova linea più matura e morigerata è l’ottima title-track, un mid-tempo roccioso e svaccato che nasconde al suo interno un semplice e classico andamento bluesy, certamente massiccio ma sufficentemente assennato tanto da dare una parvenza di orecchiabilità inaspettata.
Sebbene i Red Giant siano capaci di un rapido tiro travolgente, grazie a proiettili selvaggi e narcotici sul genere dei The Glasspack (“Hoping for the golden BB, Drip”), in generale nell’album dominano ritmi cadenzati ultra-pesanti utilizzati come base per rabbiose scorribande heavy-psych (“White mom, I breathe fire”) che aggiungono alla durezza sguaiata e senza compromessi della nuova generazione “stoneggiante” Americana dei vari Puny Human, M-Squad, Dixie Witch, ecc, una particolare devozione per lo spazio profondo, sia sotto forma di poderose svisate Magnetiane che come bizzarre tematiche legate alla saga di Star Wars (“Millenium Falcon”).
Ne risulta uno stile personale e riconoscibile che si snoda intricato ed ossessivo, mettendo in mostra anche una tecnica strumentale interessante ed arrivando a toccare vertici annichilenti quando il gruppo cede alla tentazione di concedersi al caos stordente dell’esordio. Se “Time machine” deraglia soltanto nel finale sulle ali di una lead incontrollata, la versione di “Fun house” degli Stooges è un marasma attorcigliato intorno ad un sax delirante ed a vocals stravolte che rende improponibile ogni paragone con la antica versione originale. Folli e urticanti fino in fondo.
Un lavoro sicuramente interessante quello dei Red Giant, più a fuoco rispetto al debutto ma ancora estremamente corposo ed opprimente. Se cercate musica pesante in campo stoner ed affini questa è un’uscita consigliata, ostici e fragorosi i ragazzi di Cleveland hanno fatto un rientro coi fiocchi.

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