Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:45 min.
Etichetta:Roadrunner
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. NUMBERED DAYS
  2. SELF REVOLUTION
  3. FIXATION ON THE DARKNESS
  4. MY LAST SERENADE
  5. LIFE TO LIFELESS
  6. JUST BARELY BREATHING
  7. TO THE SONS OF MAN
  8. TEMPLE FROM THE WITHIN
  9. THE ELEMENT OF ONE
  10. VIDE INFRA
  11. WITHOUT A NAME
  12. RISE INSIDE

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Roadrunner continua nella sua ottima politica, lanciando sul mercato i Killswitch Engage, altra band pressoché sconosciuta al grande pubblico (l’omonimo debut è uscito autoprodotto qualche anno fa), un combo dai Natali americani, proveniente dal Massachusetts. I Killswitch Engage hanno un sound tipicamente Metal Core, di stampo moderno, quindi con frequenti richiami al Death classico made in Florida, al Thrash contemporaneo (‘Element Of One’ ne è un tributo in questo senso) ma anche divagazioni sul modello Svedese non vengono però disdegnate (vedi ‘Self Revolution’ o ‘Just Barely Breathing’ e, per certi versi, le meshugghiane ‘Fixation On The Darkness’ e ‘Life To Lifeless’, che sembrano prendere in prestito alcuni passaggi della first era dei Cyber Metal God svedesi). Tecnicamente il five pieces americano è pressoché perfetto, forse anche merito anche del Sig. Andy Sneap, che ha presieduto sia il missaggio dell’album che l’importantissima fase di masterizzazione (che per i più inesperti, nel mondo degli studi di registrazione non significa copiare i cd, ma il processo finale che un album subisce prima di essere terminato): le songs oltre a risultare compatte ed incisive, una colata di cemento pronta a riversarsi sulle teste di chi ascolta, risultano anche molto lavorate e le aperture melodiche che le caratterizzano lo dimostrano, portando sotto i riflettori l’ottima voce del singer Jesse David Leach, prettamente Hardcore nel suo screaming ma perfettamente a suo agio anche sulle partiture melodiche, con quel tono morbido, ma amaro come, da chi, venendo sopraffatto dagli eventi, lascia ogni speranza (‘My Last Serenade’ e la grande e feroce ‘Just Barely Breathing’ sono decisamente emblematiche in questo senso). Un buon album, dunque, che mette in luce una band oramai matura e pronta per un futuro interessante, ma che dall’altro lato risulta forse ancora troppo radicata alle ferree regole imposte dal Metal Core e dall’Hardcore più moderno e modernista; quando questo sottile velo di ruggine sarà completamente eliminato, ne vedremo delle belle.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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