Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:49 min.
Etichetta:Locomotive
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. UNDER MY SKIN
  2. THE INNER ROOM
  3. NO CODE NO HONOUR
  4. WALKING NIGHTMARE
  5. PILGRIMS PARADE
  6. PRINCIPLES OF PAIN
  7. CREATURE OF HABIT
  8. SILENCE IN THE WIND
  9. HYPOTHESIS
  10. MISSING PERSONS
  11. A CHILD’S BREATH
  12. SILENCE IN THE WIND (ACUSTIC VERSION)

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

La ferocia oppressiva e drammatica del nuovo CD degli Elegy è impressionante. Potenti e pesanti come difficilmente lo erano stati nel passato, i nostri quattro strumentisti si ripresentano con un platter incentrato (non un concept ma tanti brani relativi al medesimo plot) sulle difficoltà che ogni essere umano deve affrontare nel corso della propria vita, ossia il cosiddetto impatto con la realtà. Tale concetto viene egregiamente rappresentato dalla cover dell’album, che ci raffigura uno smilzo e fragile manichino (l’essere umano?) al centro di una spirale (la vita?) che dovrà percorrere… ed in tale struttura sono disseminate varie forbici (le prove della vita?), insidie reali. L’aspetto più paradigmatico e agghiacciante della cover è proprio la spirale che si perde nell’oscurità, nel nulla…
Questa rappresentazione così drammatica e pessimista è ben intrecciata alla forza espressiva della musica proposta, quasi sempre oscura e dannata, difficilmente melodica, o meglio, “melodiosa”. Gli Elegy si riconfermano band leader in ambito power progressive metal e sfornano un platter dalle indubbie qualità, in cui tutti i quattro strumentisti esibiscono doti eccelse. Ian Parry, il cantante, affronta con disinvoltura e maestria i brani più speed, quelli più cadenzati ed i passaggi lenti, tratteggiando sempre le canzoni con un‘interpretazione sopra le righe che ci mostra un singer in forma smagliante, personale e unico. Patrick Rondat dimostra tutte le qualità già ampiamente manifestate nelle sue precedenti performances, nell’esecuzione di brani azzeccati che trasmettono emozioni reali, così come realmente entusiasmante è la prova della sessione ritmica che contribuisce parecchio alla costruzione di una struttura musicale basata su tempi cadenzati e pesanti. Fatevi frantumare dai riff oscuri e ferali di “Under my skin” e “The inner room”, lasciatevi cullare dalla malinconica e dolce “Silence in the wind”; verrete poi schiacciati dalla disperazione della title-track e dalla pesantezza dei riff robusti di “Creature of the habit”. Una produzione potente e precisa pone il sigillo finale di estrema qualità di questo oscuro album (almeno per gli standard del genere).
Recensione a cura di Leonardo Cammi

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