AA.VV. - A tribute to The Sisters of Mercy

Copertina 7,5

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2002
Durata:65 min.
Etichetta:Locomotive
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. Black Planet (performed by Automatic Head Detonator)
  2. First and Last and Always (The Prophetess)
  3. Alice (The Shroud)
  4. Afterhours (Eleven Shadows)
  5. Body and Soul (The Last Dance)
  6. Logic (Wreckage)
  7. Walk Away (Shamefaces)
  8. Valentine (Halo)
  9. Bury me deep (Faith and Desease)
  10. Marian (Flesh of my Flesh)
  11. Heartland (Triana)
  12. Lights (Halo)
  13. Black Planet (David E. Williams)
  14. Alice (The Prophetess)

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Solitamente, sono piuttosto scettica nei confronti dei cd tributo in genere. Infatti, si tratta quasi sempre di una iniziativa commerciale che propone gruppi poco fortunati; e va a finire che i brani originali sono deformati oltremisura o, al contrario, riproposti in forma identica senza nessuna sfumatura in più, o in meno, quindi senza personalità e gusto (in questo caso, che senso ha eseguire una cover version?). A volte non esistono mezze misure. Stavolta, però, devo ricredermi. Questa noiosa introduzione non ha niente a che vedere con il contenuto dell’album in questione. Questo cd tributo contiene 14 cover versions di una storica band: i SISTERS OF MERCY, formazione dalle sonorità languide e afflitte (come insegna la tradizione dark) familiare a tutti gli estimatori del genere.
In molti casi, le versioni qui proposte si distaccano da quelle originali per essere “stravolte” e reinterpretate in una forma morbida, calibrata e per nulla banale. Ben riuscita la doppia esposizione di “Alice”, memorabile brano. I The Shroud l’hanno proposta in formato unplugged, accompagnata da violini e da un’insolita voce femminile, mentre i The Prophetess sono stati più fedeli all’originale. Inoltre, interessante il rifacimento di “Bury Me Deep” eseguita da un’ugola fanciullesca e fatale. Ottime anche “Logic” e “Walk Away”, in ottimo accordo con lo stile tipicamente anni 80. In finale, credo proprio che Wayne Hussey e compagni apprezzeranno questi canti di lode.
Recensione a cura di Ivana Calò

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