Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2001
Durata:57 min.
Etichetta:Atlantic
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. SET IT OFF
  2. ALIVE
  3. BOOM
  4. YOUTH OF THE NATION
  5. CELESTIAL
  6. SATELLITE
  7. RIDICULOUS
  8. THE MESSENJAH
  9. GUITARRAS DE AMOR
  10. ANYTHING RIGHT
  11. GHETTO
  12. MASTERPIECE CONSPIRACY
  13. WITHOUT JAH, NOTHIN’
  14. THINKING ABOUT FOREVER
  15. PORTRAIT
  16. WHATEVER IT TAKES (BONUS TRACK)

Line up

Non disponibile

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Quando ebbi l’occasione di intervistare in una mia precedente ‘vita giornalistica’ i P.O.D., ebbi l’impressione di quattro bravi ragazzi tatuati e nerboruti amanti dell’ hip hop, del rock e del seminale hardcore washingotniano degli anni ’80.
A distanza di due anni da quelle quattro chiacchiere a base di ‘Dio e famiglia’ e dai fiumi di inchiostro spesi sul rock cristiano riportato in auge dal quartetto statunitense, giunge la seconda opera, ‘Satellite’ a confermare quanto fatto presagire in “The fundamental elements of southtown”.
Se quel lavoro aveva fatto intravedere le potenzialità della band, con “Satellite” i P.O.D. sciorinano una fruibilità rock sorprendente e basterebbe già il singolo “Alive” per far capire il corso intrapreso, vale a dire crossover corposo e viscerale per le masse; tant’è e non è certo un male se questo porta a pezzi a tutta intensità ed impatto come “Satellite” e “Boom” in cui le liriche rap incastrate con ritornelli cantabili, gli stessi portati al successo globale dai Limp Bizkit, si fanno convincenti e trascinanti.
Quello che attrae della musica dei P.O.D. è la profondità che la pervade…la band piega le ritmiche roventi delle chitarre ed i ritmi alla propria spiritualità ed al desiderio di narrare la vita del ghetto riuscendosi a raccontare con musica affascinante come in “Youth of the nation” o “Ridicolous” i cui toni reggae riportano indietro la musica dei P.O.D. alla tradizione ‘rasta’ pure celebrata con l’apparizione di H.R., storico leader dei Bad Brains nel furioso/gioioso hardcore di “Without Jah, nothing”, doppiato in forma più acre e brutale in “Portrait”.
L’intensa ballad “Think about forever” porta quasi in conclusione di “Satellite” e l’impressione finale è quella di un disco intenso e riuscito per un gruppo in grado di offrirsi al successo senza apparire plastificato…un bel risultato già di per sé, non trovate?
Recensione a cura di Emanuele Rossi

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