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Info

Anno di uscita:1985
Durata:29 min.
Etichetta:Combat

Tracklist

  1. MARCH OF THE S.O.D.
  2. SARGENT "D" & THE S.O.D.
  3. KILL YOURSELF
  4. MILANO MOSH
  5. SPEAK ENGLISH OR DIE
  6. UNITED FORCES
  7. CHROMATIC DEATH
  8. PI ALPHA NU
  9. ANTI-PROCRASTINATION SONG
  10. WHAT'S THAT NOISE
  11. FREDDY KRUEGER
  12. MILK
  13. PRE-MENSTRUAL PRINCESS BLUES
  14. PUSSY WHIPPED
  15. FIST BANGING MANIA
  16. NO TURNING BACK
  17. FUCK THE MIDDLE EAST
  18. DOUCHE CREW
  19. HEY GORDY!
  20. THE BALLAD OF JIMI HENDRIX
  21. DIAMONDS AND RUST (EXTENDED VERSION)

Line up

  • Billy Milano: vocals
  • Scott Ian: guitars
  • Danny Lilker: bass
  • Charlie Benante: drums

Voto medio utenti

Cosa può succedere se mettete insieme due musicisti di uno dei gruppi thrash più grandi di tutti i tempi (Scott Ian e Charlie Benante degli Anthrax) al proprio stralunato ex-compagno Dan Lilker e ad un rozzo e volgare cantante hardcore (Billy Milano)? Il risultato malsano sono i S.O.D., alias Stormtroopers of Death, la band più folle della storia del metal.
I S.O.D. non hanno mai goduto in Europa della fama che invece, giustamente, acquisirono negli States, e furono sempre relegati dai più tra quei gruppi folkloristici tendenti all'hardcore degli anni '80. Ma le cose stanno ben diversamente; già, perchè "Speak English or Die" è un disco di thrash metal con pesanti influenze hardcore, nel quale tutto viene estremizzato a dismisura. "Speak English or Die" è un album geniale, troppa poca gente se ne rende conto; realizzato in soli tre giorni (luglio 2 e 3 per le registrazioni, 5 per il mixaggio), questo lavoro del 1985, nato per puro divertimento e con intenti goliardici dalla mente di Scott Ian degli Anthrax (tra una pausa e l'altra delle registrazioni di "Spreading the Disease" nella primavera 1985), fu negli anni seguenti di fondamentale importanza per un certo tipo di thrash (per esempio gli stessi Nuclear Assault di Dan Lilker) e per alcune estremizzazioni musicali successive. E' poi fondamentale sottolineare come per la primissima volta un genere sin allora serioso qual'era il metal, nelle sue varie forme, venne proposto sotto una veste assai diversa, incentrata sulla demenzialità e sulla follia, umana e musicale, dei quattro.
Dai momenti più thrashy, per certi versi vicine alla strada che prenderanno spesso gli Anthrax negli anni a venire, di "March of the S.O.D." e "Sargent "D" and the S.O.D", alle sfuriate di "Kill yourself", passando per i momenti demenziali, ma geniali, di "What's the Noise", i S.O.D. uniscono un songwriting istintivo, ma unico, a trovate spassose e a testi ironici o sarcastici che non risparmiano nessuno. Dalle minacce di morte alla madre che non ha lasciato il latte nel frigo al mattino ("Milk") all'odio incondizionato verso chi fa male headbanging, i glamster e i Motley Crue ("Fist Banging Mania"), ed ecco poi uno sguardo alla politica, ovviamente a modo proprio, con l'esplicita "Fuck the Middle East". I S.O.D., insomma, ce l'hanno proprio con tutti, da destra a sinistra, minacciandovi di morte se siete sulla lista dello spietato Sergente D ("The Sargent D. is coming, and you're on his list!"). I testi, assolutamente politically-incorrect, non vanno presi sul serio, e sono in realtà le idee malsane del fantomatico Sergente D., che per Scott Ian rappresentava, e rappresenta tuttora, una tipologia di (non) pensiero diffusa negli Stati Uniti, con il suo dichiararsi "non razzista, perchè contro tutti senza disntinzioni di sorta"; è inoltre evidente l'incongruenza di pensiero tra le intolleranze dei S.O.D. e le tematiche sociali spesso affrontate da Anthrax e Nuclear Assault, motivo per il quale non bisogna pensare che ci sia veramente un "messaggio" esplicito e non sarcastico dietro ai testi di "Speak English or Die". L'unico della band che negli anni seguenti continuò sulle stesse tematiche, impersonificandosi spesso nella persona dell'intollerante "Sargent D." fu Billy Milano, che scrisse per i M.O.D. testi quali "A.I.D.S" in "Usa for M.O.D", e che litigò spesso con gli altri Stormtroopers of Death proprio per questo motivo.
Musicalmente è importante sottolineare come, per quanto bislacche le intenzioni, siamo dinnanzi a velocità e scelte sonore inconsuete ed impensabili per l'epoca: le velocità di "Kill Yourself" o "Milk" sembravano impossibili anche a maestri della violenza sonora quali Exodus e Slayer, ma altrettanto geniali sono le songs da mosh totale "United Forces" o "Milano Mosh" , in cui si mischia una ritmica essenziale di stampo hardcore ad un riffing in palm mute classicamente thrash ("This is the sound of death", dichiarerà Scott Ian a proposito del pesantissimo riff dell'inizio di "March of the S.O.D."), oppure le prolisse "Anti-Procrastination Song" e "Diamonds and Rust", qui presentata persino in "extended version" (ovviamente sono ironico, dato che durano tre secondi la prima, due la seconda). Capitolo a parte meritano i quattro secondi di humor nero di The Ballad of Jimi Hendrix", composta da due accordi di numero e seguita dal testo "You're dead!". Il brano più lungo del disco è la title-track, con i suoi 2:20 di durata, per un totale di 29 minuti e qualcosa.
"Speak English or Die" non è l'unico capitolo della carriera dei S.O.D., che divennero una vera e propria istituzione in madre patria; dopo una serie di concerti nel 1985, tra i quali alcuni di spalla a bands del calibro di Overkill, Motorhead e Suicidal Tendencies, si fermarono per sette anni. Tornarono nostalgicamente assieme nel 1992, e fecero il primo show da headliner della carriera il 21 marzo al Ritz di New York, in occasione del quale venne registrato il live album "Live at Budokan". Tra un impegno e l'altro i S.O.D. risputarono ogni tanto negli anni seguenti, con qualche sporadico concerto, mentre continuavano le attività degli Anthrax da un lato, dei M.O.D. di Billy Milano dall'altra, ma il comeback vero e proprio avvenne nel 1999, anno della registrazione di "Bigger than the Devil", album divertente ma non al livello del debutto, che vantava invece una freschezza ed una spontaneità ormai irraggiungibile. Dopo quel disco e qualche altro show (al "Thrash of the Titans" per esempio), i S.O.D. si sciolsero in maniera probabilmente definitiva: il rapporto tutt'altro che idilliaco con il quale si lasciarono Milano e la coppia Benante/Ian rende infatti irrealizzabile qualsiasi futura reunion.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa
s.o.d.

geniale molto hardcoreggiante ma comunque fantastico

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