Taetre - Divine Misanthropic Madness

Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2002
Durata:34 min.
Etichetta:Mighty Music

Tracklist

  1. A VEIL OF MADNESS
  2. VIRUS
  3. PAINT A WHORE AS A SAINT
  4. NO LOVE
  5. PATHETIC/ORGANIC
  6. DIABOLICAL AGE
  7. DESTROY THE DREAMVOID
  8. PARADOX
  9. FATHERS FOE
  10. RECLAIMING THE SPIRIT
  11. LIVING THE DREAM
  12. DEATHPORTAL

Line up

  • Lindblood: guitar, vocals
  • Graveyard: drums
  • Maggot: guitae
  • D.K.: bass, backing vocals

Voto medio utenti

Album d'esordio sotto la Mighty Music per i Taetre, agguerrito gruppo svedese già autore in passato di altre due releases per la DieHard ed ora chiamata ad una prova di maturità. La cura maniacale e l'impegno profuso nella realizzazione di "Divine Misanthropic Madness" sono enomiabili: tecnica esecutiva individuale adeguata, produzione di elevato livello a cura di Andy La Rocque (il quale partecipa anche come guest star in un paio di song) e artwork raffinato e di grande impatto convolano a nozze magnificamente e donano un lavoro costruito benissimo. Le dodici tracce presenti si svolgono tutte sui binari di un deciso ma variegato death thrash di chiaro stampo scandinavo, capace di regalare accelerazioni infuocate ma anche di rallentare la velocità, senza però togliere incisività e potenza. Ecco quindi che nascono pezzi di levigata precisione quali "Destroy The Dreamvoid", muscolosa nel suo incedere inesorabile ma spezzata da un azzeccato break semiacustico, oppure la martellante "Living The Dream", che sfocia in un delizioso outro dal sognante e accennato gusto esoterico. Certo non tutto funziona a dovere nei Taetre: mancano spunti davvero originali nelle song ed in ognuna di esse aleggia sempre una sensazione di già sentito, che però non penalizza in maniera troppo pesante il risultato finale. C'è ancora parecchio da lavorare, se non si vuole rimanere nel limbo delle bands musicalmente dotate ma prive della scintilla capace di elevarle al di sopra del marasma nel quale sguazzano decine e decine di gruppi tutti simili tra loro. Vedremo in futuro se i Taetre sapranno farlo...
Recensione a cura di Roberto 'Robbyy' Corbatto

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