Copertina 6

Info

Demo
Anno di uscita:2005
Durata:21 min.

Tracklist

  1. WAKE UP MY FURY
  2. GEMINI
  3. DENIAL
  4. DEADLY SIN
  5. ALONE

Line up

  • Elisa: vocals
  • Marco "Raska": guitar, keyboards
  • Matteo "Silver": guitar
  • Mirko: bass
  • Caterina "Kay": drums, percussions

Voto medio utenti

Evanescence, Lacuna Coil e i The Gathering del periodo di mezzo, sono questi, in sostanza, i principali modelli ispirativi che emergono dall'audizione di "Anima", esordio dimostrativo degli italici Black Harlequin, un gruppo che raggiunge l'attuale configurazione tra il 2004 e il 2005, ma che dimostra già, oltre alle buone doti tecniche, anche un discreto affiatamento esecutivo, evidenziando qualche minima imperfezione in entrambi gli aspetti solamente nell'esibizione ai tamburi di Kay, probabilmente non a caso l'ultima arrivata nella band.
Gothic e metallo "moderno" vengono combinati con abilità all'interno di composizioni ben strutturate (forse solo leggermente "ripetitive"), che creano il giusto pathos malinconico e che sanno anche progredire in energia quando necessario, il tutto contenuto in un dischetto dall'artwork iper-curato e fascinoso, confermando anche dal punto di vista "cosmetico", le capacità di seduzione evidenziate nella musica.
Il problema principale è che i Black Harlequin, al momento, risultano pressoché "unicamente" come semplici ed ennesimi interpreti alquanto meticolosi di sonorità molto codificate e fin troppo abusate, affrancando l'ascoltatore da ogni benché minimo sforzo mnemonico per identificare dei riferimenti musicali parecchio evidenti.
"Wake up my fury", "Gemini", "Deadly sin" e soprattutto "Denial" e "Alone", come anticipato, suonano piuttosto bene e sono in grado di garantire buone vibrazioni complessive, alimentate dall'ottima voce di Elisa (anche se per i miei gusti il suo timbro è talvolta lievemente poco "autoritario") e dalle chitarre efficienti di Raska (che si dimostra anche tastierista dotato di considerevole gusto) e Silver, ma quella che scarseggia è una vera caratterizzazione del suono, un'impronta personale che possa svincolare l'ascoltatore da quella sensazione di deja-vu abbastanza persistente. Le "fondamenta" sono state gettate, sono solide e, come dire, "piacevolmente familiari" ... ora si tratta di partire da esse per costruire un "edificio" che possa in qualche modo mettere in mostra un'architettura capace di distinguersi tra quelle che affollano la "metropoli" di queste coordinate stilistiche.
Se ci affidiamo alla saggezza popolare e alla massima "chi ben comincia è a metà dell'opera" le prospettive sono confortanti, ma il percorso di costituzione di una propria individualità, liberandosi da schemi precostituiti (anche senza eccessiva "audacia") dovrebbe diventare parte integrante del processo evolutivo della band, per evitare di essere definita come un semplice "surrogato" di gruppi che hanno ormai conquistato la notorietà.

Contatti: E-mail: raska@blackharlequin.co
Web Site: www.blackharlequin.com
Recensione a cura di Marco Aimasso

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