Sabatan - Like A Bullet In The Brain

Copertina 7,5

Info

Demo
Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2004
Durata:20 min.

Tracklist

  1. SERPENT KING
  2. FIRE ANGEL
  3. PAY OR DIE
  4. STAY HEAVY

Line up

  • Miguel Corte Real: vocals
  • David Ballester: guitars
  • Ricardo Ruiz: guitars
  • Marco Marouco: bass
  • Eduardo Olmos: drums

Voto medio utenti

A leggere la biografia dei Sabatan saltano subito all'occhio le difficoltà incontrate negli anni dai madrileni a trovare il vocalist giusto. Avevano iniziato addirittura con una cantante, quella Elisa Candelas che troverà fortuna prima con i Dark Moor e poi (un po' meno a dire il vero...) con i Rainmaker, e che era stata in formazione sui primi due demo del gruppo, "Not of this Earth" e "Not of this Earth II", rispettivamente del 1996 e del 1997. A questo punto sul demo autointitolato del 1999 arrivava Antonio Cerezuela, mentre su "Metal Louder" (a suo tempo Top Demo su Eutk) toccava a Miguel Pulido, un discreto vocalist che non mi era dispiaciuto affatto.
Passano un paio d'anni, e dopo la partecipazione ad alcune compilations, ecco un nuovo demo ma anche un nuovo cantante, Miguel Corte Real, proveniente stavolta addirittura dal Portogallo.
Un andirivieni che ad ogni modo non sposta di una virgola le coordinate musicali dei Sabatan, da sempre ancorati ad un Heavy Metal molto anni '80. Una passione questa condivisa con evidenti propensioni Speed e Thrash, che confluiscono in quattro brani affrontati con piglio energico e sopratutto contornati da interessanti partiture strumentali e da validi sprazzi di chitarra solista. "Serpent King", oltre a far ben figurare il nuovo cantante in possesso di una voce roca e graffiante, aggiunge ad un background compositivo legato a filo doppio alla N.W.O.B.H.M. (aspetto evidente nel finale Maideniano della rocciosa "Fire Angel"), inediti spunti hardeggianti. "Pay Or Die", ritmicamente trasheggiante, si incattivisce pure a livello vocale e dà il meglio di se nel lungo break strumentale, muovendosi su linee che rievocano i primi Flotsam & Jetsam ed Annihilator. E' ancora un assolo di chitarra che apre la conclusiva "Stay Heavy", una canzone da "defenders", a velocità sostenuta e riconducibile ad alcuni pezzi dei Saxon. Peccato per le linee vocali che non mi sembrano delle più azzeccate, ed, infatti, i Sabatan non riescono a ripetere quanto di buono fatto in precedenza su "Fire Angel", anche se non mi sembra che la colpa sia da imputare al solo Miguel. Comunque convince appieno la prestazione dei quattro musicisti, con i due chitarristi, David Ballester e Ricardo Ruiz, a far la figura migliore.
Negli ultimi tre anni i Sabatan hanno realizzato due ottimi demo, che messi assieme non avrebbero sfigurato come album di debutto, e di loro se n'è spesso parlato bene, non mi riesco a spiegare quindi come mai nessuno li ha ancora messi sotto contratto. Sicuramente può aver contribuito la discontinuità nel ruolo di cantante, ma ciò non toglie che i Sabatan siano, e lo confermano nuovamente, un gruppo al di sopra della media.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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