Copertina 7

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2001
Durata:73 min.
Etichetta:Black Widow

Tracklist

  1. INTRO: THE USELESS MILLENIUM
  2. THE DISSOLUTION AGE
  3. UNKNOWN SUPERIORS
  4. THE DUNCAN BROWNE SONG
  5. EVERYBODY AFTERWARDS
  6. THE ANTI-SEX
  7. VENICE LIDO 1901
  8. A SPIRITUAL WASTE
  9. MORTAL DESPISE SONG
  10. MISERY DOMINE
  11. EL CENTRO
  12. THE LOST FATHER
  13. THE DISSOLUTION AGE (REPRISE)

Line up

Non disponibile

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Con soli due album nella prima parte degli anni novanta i Malombra, creatura del superbo vocalist Mercy, si sono guadagnati il rango di cult-band per la ristretta cerchia di amanti delle proposte anticommerciali targate Black Widow. Dopo un lungo periodo dedicato ad alternativi progetti paralleli (Segno del Comando, Helden Rune) Mercy ha deciso che era tempo di dare seguito al successo underground di “Our lady of the bones” e, con formazione completamente rinnovata, ha dato vita a questo “The dissolution age”. I cinque anni trascorsi hanno evidentemente prodotto mutamenti nell’approccio stilistico del gruppo, le misteriose eteree atmosfere degli esordi si sono trasformate oggi in un gelido e decadente sound gotico, nel quale convivono forti influenze di dark wawe elettronica con foschi, funerei, passaggi che ricordano i Type 0 Negative per la loro spietata disperazione, accentuata dalla profonda e ieratica voce del cantante. E’ un’atmosfera di solenne dolore, di dramma imminente,che percorre ed alimenta l’intero lavoro, l’affranta donna immortalata sulla cover è il simbolo del concetto espresso in queste tracce, per averne tangibile prova è sufficiente immergersi nella sinfonica melodia “The Duncan Browne song”, capace di far precipitare chiunque in un abisso di scoramento. Anche dove le canzoni sono innervate da ritmi metallici come “Spiritual waste” o la sorprendentemente brutale title-track, una greve cappa oscura rafforza l’idea di un mondo senza luce, di un età per l’appunto di totale dissoluzione. Un tappeto sintetico orchestrale onnipresente diventa in certi casi la struttura principale dei brani, la’ dove il gruppo aumenta la vena del decadentismo ottantiano, che a me ha ricordato gli Ultravox di “Vienna”, forse nella romantica malinconica miniatura “Venice lido 1901”, nuovo manifesto dark rock e nella lunga ed ammaliante “El centro”, che nel finale ha la capacità di trasformarsi in un’ intenso crescendo chitarristico-apocalittico. Simbolicamente “The dissolution age” viene concluso da un breve strumentale acustico in contrasto con il tormentato svolgimento dei brani precedenti, quasi a rappresentare la definitiva calma dopo la tempesta. Tutto il disco nel suo insieme esprime un senso di profonda ricerca musicale, il maestoso cantato, i testi poetici, gli arrangiamenti raffinati, ma di complessa lettura, e questo, unito all’impegnativa lunghezza del lavoro potrebbe allontanare un pubblico non abituato a certe soluzioni cerebrali. Forse inconsciamente è il gruppo stesso a spingere per questo risultato, magari per una forma di intellettualismo underground o soltanto per il risultato di lunghi anni passati ad accumulare trame sonore. I vecchi fans dei Malombra invece, superato lo scoglio del mutamento di direzione, penso troveranno questo album eccellente per la sua crepuscolare intensità e per il suo distacco austero da qualsiasi formula semplicistica e commerciale.

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