Formazione estremamente giovane, età media inferiore ai vent'anni, i Painstorm si autoproducono il primo demo mettendo in mostra buona conoscenza e devozione assoluta verso il thrash ottantiano.
Il lavoro è piuttosto artigianale specie per quanto riguarda la presentazione, vedi il booklet scritto a mano su foglio a righe modello primo giorno di scuola, ma la musica dei Painstorm non è affatto roba da prime armi.
I Salentini propongono quattro brani lunghi ed assai intricati, tecnicamente sufficenti e discretamente rabbiosi. Anche nel loro caso, come avviene ormai costantemente in questo stile, è assente la benché minima impronta personale ed autonoma o qualche particolare caratteristica distintiva. Il riferimento ai gruppi storici è palese e totale, ma il fatto non incide sulla qualità del lavoro che possiede tutti gli elementi apprezzati da sempre dai fans del thrash: grinta, dinamismo, cambi di tempo, ritmi massicci, assoli pirotecnici ( in questo senso segnalo la fiammeggiante "Kill all your fear"..), vocals aggressive ( anche se è il lato debole della band, dove occorre migliorarsi di più..) ed un'attitudine metal senza compromessi o contaminazioni. Forse sarebbe stato utile inserire un paio di brani maggiormente secchi e diretti ed anche limitare le digressioni strumentali nelle quali emergono alcune scollature, ma considerando l'età dei musicisti i margini di miglioramento sono quantomeno notevoli.
Pare proprio che il thrash modello bay-area non accetti di essere accantonato in favore degli ipertecnicismi moderni, tanto più passano gli anni quanto più si rispolverano schemi antichi e meno cerebrali. Il fatto che ragazzi giovanissimi come i Painstorm si incamminino con impegno e lodevoli risultati su questa strada, non può che essere segnale positivo per coloro che seguitano ad osannare i primi album di Metallica, Megadeth, Anvil Bitch e compagnia.

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