L'intro già di per sè è spiazzante, con la Voce di Leda accompagnata dal solo pianoforte... non so cosa aspettarmi, ma ci pensa l'attacco vero e proprio della canzone a tranquillizzarmi. Riff di chitarra molto heavy, il costante tappeto delle tastiere e ovviamente la voce della vocalist sono i caratteri distintivi di questo buon demo dal nome "Swanheart". Proprio da questo ultimo punto mi piacerebbe iniziare: purtroppo se la vostra musica trova un paragone con i Lacuna Coil, il confronto tra le due cantanti è praticamente impietoso: Leda ha una bella voce, ma la sfrutta male... poco modulata, poco varia, poco interessante. La costante sensazione di forzatura porta quasi ad un fastidio nell'ascoltatore, cosa sicuramente non positiva ai fini di un ascolto sereno. La qualità del songwriting è buona, nonostante le idee non siano proprio così originali e il tutto vada spesso a sfociare nel già sentito. Ma il vero problema degli Eledhias è quello secondo me di non essere quello che propriamente si definisce un gruppo: la presenza di ben sei guest su otto componenti porta ad un'eccessiva freddezza e ripetitività della proposta, visto che il compito di comporre i pezzi è stato si e no praticamente del tutto nelle mani di una sola persona. Se i guest si limitano semplicemente a suonare, magari anche in modo svogliato, quello che altri hanno composto non si ha la sensazione di ascoltare una band, ma un qualcosa di raffazzonato all'ultimo momento per far uscire a tutti i costi l'album. Per fortuna che le qualità tecniche dei singoli non si discutono, e che la produzione è perfetta: da questi due punti fermi può partire la rinascita degli Eledhias... con dei veri componenti, con più idee e più chiarezza d'intenti sono sicuro che i problemi di "Swanheart" possono essere facilmente superati.

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