Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2001
Durata:46 min.
Etichetta:Lunasound
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. RIGHT ON THROUGH
  2. BAD ASS RISING
  3. DISCONNECTED
  4. SCORPION BOWL
  5. FOOT
  6. YOUR OWN PRIVATE SLICE OF HELL
  7. THE FINGER
  8. THAT’S MR. MOTHERFUCKER TO YOU
  9. BURIED ALIVE
  10. BLACKOUT DRIVER
  11. BURNOUT
  12. HOOF

Line up

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Esce per l’attivissima Lunasound il nuovo lavoro dei Roadsaw e dopo attenta osservazione non ho riscontrato differenze, tranne la copertina, con la mia copia del cd acquistata un anno e mezzo fa dopo una delle loro poche date in Italia come appoggio dei Nebula. Proprio in quell’occasione il quartetto di Boston aveva entusiasmato i (pochi!) presenti mettendo addirittura un po’ in ombra la big band di Eddie Glass con una prestazione micidiale. Dunque, è ora di maggior visibilità per una formazione di genuino heavy rock selvaggio e stradaiolo, cosa rara di questi tempi. L’opener “Right on through” esprime subito l’attitudine schietta del gruppo verso uno stoner semplice ma immediato, grintoso ed “in your face” sulla via efficace di Iron Boss ed Orange Goblin. Tutto è ribadito con forza in altri anthems come “Bad ass rising”, con Ross sugli scudi, e “The finger”, già presente nella seminale compilation “Welcome to Meteorcity” e qui ancora più dura, che immediatamente si stampano nella mente, grazie anche all’intensa voce di Riggs, un frontman che non ha nulla da invidiare in fatto di timbro e presenza sul palco rispetto a colleghi più blasonati. I Roadsaw sono abili anche nel variare schema e con la semplice aggiunta di un Hammond regalano un frizzante sapore antico a “Your own private...” e “Foot” liberandole dall’anonimato.
Anche il rock blues denso e desertico è parte del loro repertorio e lo dimostra la stupenda ed avvolgente “Scorpions bowl”, uno dei top dell’album. Tutto questo potrebbe già bastare ad una band di medio valore, ma non ai bostoniani che conservano per il finale una sventagliata di qualità superiore. Si parte con il poderoso heavy “Buried alive”, che ricorda i Leadfoot, per proseguire con la nuova e migliore versione di “Blackout driver”, già su “In the groove”, dove nella parte centrale affiora un brillante velo di psichedelia ed il vocalist sfodera una prestazione eccellente. Ad interrompere il groove elettrico ci pensa la semiacustica “Burnout”, intensa ed emozionale con coda alla “Planet caravan”, che offre respiro prima della mazzata heavy-psych “Hoof”, brano che ricordo dal vivo aveva mietuto più di una vittima e vertice della produzione Roadsaw. Che dire altro di un disco sincero, massiccio e fedele al vero heavy rock? In diciotto mesi è tornato più e più volte nel mio lettore e vi garantisco che questo succede solo ai migliori prodotti.

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