Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:37 min.
Etichetta:Victory
Distribuzione:Venus

Tracklist

  1. SLEEP WELL
  2. CUT THE CORD
  3. DISASSEMBLED
  4. CHEWING ON LIES
  5. YOU ARE THE ONE
  6. MY HOPELESSNESS AND ME
  7. PARASITES
  8. MOSHPIT ETIQUETTE
  9. REPEATER
  10. 'TIL THE VERY END
  11. RECRUIT

Line up

  • Ingo Rieser: vocals
  • Michael "Zacken" Janczak: vocals
  • Holger Behrens: guitar
  • Axel Pralat: guitar
  • Christian Kruse: bass
  • Philipp Meyer: drums

Voto medio utenti

Ho un “antico” debole per questi Waterdown, nato quando ebbi l’occasione di ascoltare dapprima il loro esordio “Never kill the boy on the first date” e poi il successivo eccellente “The files you have on me”, pregevole esempio di come hardcore, emo, pop-rock, punk, metal e un pizzico di dark sound riuscissero abilmente a superare le difficoltà di una “delicata” convivenza collettiva.
La personalità “schizofrenica” manifestata nella musica dei ragazzi tedeschi, in costante alternanza tra melodie vaporose e malinconiche da un lato e veementi forme d’aggressione dall’altro, così ben interpretata dalle due anime vocali della band Marcel Bischoff e Ingo Rieser, era in grado di sedurre ed aggredire i sensi dell’ascoltatore, che si ritrovava a dover fronteggiare in successione sentimenti di rabbia, riflessione e spensieratezza in una singolare e alquanto piacevole centrifuga emozionale.
Il nuovo “All riot”, che vede la sostituzione di Bischoff con Michael Janczak (bravino, ma sicuramente non allo stesso livello “emotivo” del suo predecessore), pur conservando in sostanza tutte le prerogative dei lavori passati, accentua leggermente la componente “fisica” e metallica (tra rifrazioni nu e tenui bagliori di melodic death metal scandinavo) della sua esibizione, perdendo così, probabilmente, una minima aliquota della propria caratteristica personalità.
Un modesto incremento nel conformismo (anche “produttivo”, nonostante la resa sonora sia oggi maggiormente esplosiva e tetragona) che non impedisce a brani egregi come “Sleep well”, “Cut the cord”, “Chewing on lies”, ”My hopelessness and me”, “Moshpit etiquette” e “’Til the very end” di riproporre con buona efficacia il vortice sensoriale di cui si è appena dissertato, in un caleidoscopio di violenza e “adulazione” nei confronti del quale è assai difficile (ma poi perché farlo?) opporre una qualsiasi contromisura.
Non sarà “un’insurrezione” da inserire negli annali della storia del rock, ma prendervi parte e lasciarsi coinvolgere dalla sua vitalità rappresenta sempre un’esperienza assai adrenalinica ed appagante.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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