Copertina 5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:42 min.
Etichetta:Victory
Distribuzione:Venus

Tracklist

  1. ALL MY HEROES HAVE FAILED ME
  2. WOMB PORTALS
  3. SMOKE & MIRRORS
  4. SERVANT OF SORROW
  5. CHUM FIESTA
  6. GUILLOTINE DREAM (SLOW DRUGS)
  7. DOOMED TO FAILURE
  8. CLOCK TOWER CORPSE COLLECTOR
  9. THE REPTILE LORD
  10. DEATH & REBIRTH

Line up

  • John Hunt: vocals
  • Logan Kelly: guitars
  • Matt Matera: guitars
  • Justin Jakimiak: bass
  • Tim Java: drums

Voto medio utenti

Terzo disco per i Dead To Fall, band di Chicago portabandiera del metalcore a stelle e strisce. Se il precedente “Villany & Virtue”, pur non essendo un disco che facesse gridare al miracolo per originalità e personalità compositiva, era comunque un disco aggressivo, ricco di groove e ferocia, capace di estremizzare le componenti hardcore e thrash metal del sound della band, questo nuovo “The Phoenix Throne” segna un netto passo indietro, con un sound meno compresso, più simile ai dettami “europei” del metalcore, in un disperato tentativo di avvicinarsi alla corrente swedish del movimento, perdendo di vista i tratti caratteristici che rendevano i Dead To Fall, al pari degli Unearth, appetibili in un genere che di appetibile, secondo la mia modesta opinione, ha ben poco.
Siamo quindi in un bel oceano di stereotipi e di dejà-vù, con una sorta di sublimazione del “già sentito” quando non del “perfettamente inutile”.
E pensare che la band ha comunque compiuto uno sforzo notevole nel tentativo di suonare più “liquida”, meno monotematica, il cui risultato più alto, e vi assicuro tutt’altro che disprezzabile, sono i sei minuti della profetica (nel titolo) “Doomed To Failure”, dove certe atmosfere sono decisamente azzeccate e dove le chitarre a tratti smettono di grattugiare e vanno di ammirabile assolo.
Il risultato finale è un disco trascurabile, inutile, dove si salva come al solito l’artwork, bellissimo (i Dead To Fall hanno gli artworks più belli di tutto il panorama musicale!), e dove è inutile mettere un intermezzo acustico nella conclusiva “Death & Rebirth”, nel tentativo di fare i naif e gli intellettuali, nonché di cantare, nella stessa canzone, “We are the new generation, with purpose, convinction and dedication”. Perché se questa è la nuova generazione, Dio ce ne scampi e liberi!
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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