Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:43 min.
Etichetta:Regain
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. THE BOHEMIAN WEREWOLF
  2. OBSESSION
  3. MIRACLES IN DAYLIGHT
  4. KILLING THE MYTH
  5. DARK WINGS OF UNIVERSE
  6. THE AWAKENING
  7. TEARS OF THE SUN
  8. THE NORTHERN SILENCE
  9. BLOODSPILL

Line up

  • Richard Andersson: keyboards
  • David Fremberg: vocals
  • Jörg Andrews: drums
  • Magnus Nilsson: guitars, bass

Voto medio utenti

Riecco gli Space Odyssey, creatura del tastierista svedese Richard Andersson (Majestic, Time Requiem), alle prese con il loro terzo disco, "Tears of the Sun". Si deve però subito registrare l'uscita dalla formazione del bravissimo cantante Nils Patrik Johansson (Astral Doors e Wuthering Heights) sostituito dallo sconosciuto, ma in realtà piuttosto bravo, David Fremberg. A dire il vero credevo di ritrovare al microfono di quest’album il quotato Goran Edman che aveva recentemente preso parte a "The Ultimate Andersson Collection", dove erano stati rivisitati diversi brani appartenenti al repertorio dei Majestic, Time Requiem e, ovviamente, Space Odyssey. Non che tra queste formazioni ci siano poi chissà quali grosse differenze a livello stilistico, ed ora anche se "Tears of the Sun" non si allontana poi troppo dalle "solite" sonorità Power Neoclassiche, risulta ben evidente la volontà di Andersson di provare a cambiare qualcosa, optando per un sound più corposo e dalle marcate tinte Hard Rock, lasciando un po' da parte Malmsteen ed anche i Rainbow in favore di Whitesnake, Deep Purple (lo stesso Fremberg talvolta ricorda David Coverdale), ed i Black Sabbath del periodo con Tony Martin.
Non sempre però i risultati arrivano e se si parte bene con l'accoppiata sabbathiana "The Bohemian Werewolf", "Obsession" e con l’hard blueseggiante di "Miracle in Daylight", dall'altra parte troviamo poi brani noiosi come "Killing the Myth" e "Dark Wings of Universe" o come "The Northern Silence" dove riecheggia la vena neoclassica del gruppo.
Bisogna comunque riconoscere alle tastiere di Andersson (il quale oltre ad esserne il principale compositore si diletta pure nel realizzare la copertina del disco) una prova meno "ingombrante" che lascia maggiori spazi alla chitarra di Magnus Nilsson.
Non si tratta certo di un capolavoro, ma stavolta Andersson sembra aver perlomeno imboccato la strada giusta...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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