Sybilla - The Invisible Sandglass

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:43 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. BURNING
  2. GIMME MORE ROCKIN’
  3. BLACK ROSE
  4. I.N.F.I.L.A. (SONG FOR MERCURY)
  5. GOD TV
  6. BAD BOY’S ROCK
  7. STAY
  8. QUICK FIX
  9. FUELED BY LOVE
  10. A GOLDEN DREAM
  11. THE INVISIBLE SANDGLASS OF MEMORIES

Line up

  • Dave Hunter: vocals, guitars, keyboards
  • Jan: guitars, vocals, keyboards, piano, mandolin
  • W.B.: guitars, vocals
  • Frank: bass, backing vocals
  • Widius: drums, percussion, samples

Voto medio utenti

Arrivano da Porto Sant’Elpidio, si chiamano Sybilla e propongono una sorprendente miscela di hard rock anni ’80, glam e AOR, spruzzata di prog, dark sound e condimento elettronico.
Senza sconvolgimenti “epocali”, il quintetto marchigiano si dimostra alquanto abile nel rendere le sue composizioni frizzanti e coinvolgenti, accostando con buone capacità e gusto le diverse suggestioni musicali e organizzandole in maniera equilibrata e competente grazie ad una dotazione esecutiva di considerevole livello.
Del resto, se si sceglie di rendere omaggio ai leggendari Queen con una traccia che ne tenta di riprodurre le tipiche strutture melodrammatiche e ampollose, o si è dei completi incoscienti oppure si possiedono delle notevoli virtù artistiche, oltre ad una significativa convinzione nei propri mezzi: con “I.N.F.I.L.A. (Song for Mercury)”, i Sybilla non solo riescono nel loro intento “celebrativo”, ma addirittura potrebbero guadagnarsi, per alcune soluzioni concettualmente poi non troppo distanti dai suoi Muse, anche gli apprezzamenti di un certo Matthew Bellamy, pure lui grande estimatore e pregevole manipolatore di quel tipo d’escalation emozionale nella quale l’inarrivabile “Regina” britannica era autentica maestra.
Al di là di questo lodevole episodio, anche nel resto delle tracce di questo disco autoprodotto è impossibile annoiarsi: dal metal poppettoso ma anche vagamente “eroico” e sintetico di “Burning”, passando per una scoppiettante “Gimme more rockin’”, con il suo refrain di sinuosa memorabilità, per l’anthemica e poderosa “Bad boy’s rock”, attraversando la leggiadra atmosfera folk di “Stay”, impreziosita da favolose costruzioni vocali aeree e dal magico contributo del flauto, lasciandosi irretire dall’irresistibile coppia “Quick fix” / “Fueled by love”, catchy e anfetaminica mistura di rock ‘n’ roll e lustrini, e approdando, infine, alla fascinosa costruzione articolata, profumata di (progressive) rock dei seventies di “The invisible sandglass of memories”, il lavoro catalizza costantemente l’attenzione dell’ascoltatore, divertendolo e persuadendolo canzone dopo canzone delle notevoli qualità globali del gruppo.
Le leggermente meno efficaci “Black rose”, un comunque interessante ibrido goth-epic-prog-metal e “God TV”, solo discreta, non inficiano il giudizio complessivo su una formazione assai valida e fresca nella sua esibizione, la quale merita sicuramente l’attenzione della discografia “maggiore” e, di conseguenza, quella del grande pubblico.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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