Gli australiani
Mortification sono una delle bands più longeve di tutto il panorama death metal mondiale, in quanto se ne vanno in giro dal 1990, dal quale hanno pubblicato ben 13 studio album, l’ultimo dei quali è questo “Erasing The Goblin”. Altra peculiarità della band è quella di essere una delle poche bands cristiane che suonano questo genere, forse la prima in assoluto a farlo, il death metal, che vede invece tra le sue fila alcune delle bands più blasfeme e anticristiane del metal.
Il trio “aussie” ci regala quasi tre quarti d’ora di thrash/death antiquato più che antico, vetusto più che sorpassato, un sound che forse già di 10 anni fa era vecchio e annoso. Nel complesso però è da dire che la band ci sa fare, si vede che ha esperienza e quando accelera dà sicuramente il meglio di sé, con il batterista che finalmente fa il gesto di scrollarsi di dosso la polvere e farci vedere come si maltratta un drum-kit.
I testi sono ovviamente di stampo cristiano, e anzi alcuni sembrano proprio indirizzati al lato “evil” del metal, con i nostri che sembra abbiano voglia di redimere i vari Glenn Benton o Trey Azagthoth. Esemplare, da questo punto di vista, è “Escape The Blasphemous Tabernacle” oppure “The Dead Shall Be Judged”.
Buono anche qualche assolo del chitarrista Mick Jelinic, come ad esempio su “Humanitarian”.
Nel complesso però ci stiamo chiedendo perché esista una band come i Mortification, o meglio perché esiste ancora. Non voglio discutere la loro scelta, forse obbligata, di suonare un genere che hanno visto nascere e che hanno vissuto sin quasi dagli inizi, però nel 2006, quasi 2007, uno si aspetterebbe un minimo di, non dico evoluzione, ma almeno di dinamismo creativo e sonoro.
Se per un attimo ci scordassimo che sono i Mortification (mica i Morbid Angel), chi se li inculerebbe?
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