Lividity - Used, Abused And Left For Dead

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:38 min.
Etichetta:Morbid
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. RAPED FOR RENT
  2. GORE EPITOMITE
  3. SEVEN 19
  4. DEVIANT PLEASURES
  5. THE CUMMING OF THE TRILOGY (PUSSY LOVER PT. 3)
  6. EXHIBITION OF CARNAGE
  7. USED, ABUSED AND LEFT FOR DEAD
  8. HERO OF DEMENTIA
  9. NO TIME FOR LUBE
  10. STENTH OF VIRGINITY
  11. THE URGE TO SPLURGE
  12. BOUND IN SKIN
  13. PHALLIC BEAT DOWN

Line up

  • Von Young: vocals, guitars
  • Dave Kibler: guitars
  • Chris Campbell: bass
  • Jordan Varela: drums

Voto medio utenti

Tornano i Lividity, a quattro anni dal precedente “...’Til Only The Sick Remains”, con questo nuovo brutalissimo “Used, Abused And Left For Dead”.
Come lascerà intuire il titolo del disco, ci troviamo di fronte ad un disco di brutal death/grind, con tematiche splatter/porn/gore, dove ogni canzone rappresenta una mini fiction che racconta di qualche stupro, qualche sgozzamento o ancora peggio. Leggere i testi è divertentissimo, sempre che non siate suscettibili ed impressionabili, visto che l’estrema violenza delle liriche è talmente fumettistica che a volte viene da sorridere mentre si cerca di immaginare lo scenario descritto dalla band. Senza contare che l’intro di “The Cumming Of The Trilogy (Pussy Lover pt. 2)” si apre con un dialogo di due tizi che discutono di come scoparsi polli e galline, ed uno dei due fa anche il verso del povero animale quando viene sodomizzato, prima che si scateni l’inferno con il batterista Jordan Varela davvero incazzato dietro le pelli.
Più in generale il disco, tralasciando una produzione non proprio pulita e una certa staticità compositiva e creativa, offre solo tanta intensità e violenza sonora, con tre differenti tonalità di voce, screaming grind, gurgling e growl più propriamente death metal. Le canzoni tirano abbestia, “Exhibition Of Carnage” è un vero massacro sonoro, “Stench Of Virginity” si muove sulla stessa falsariga con un testo che è puro sadismo e follia omicida, così come la conclusiva “Phallic Beat Down” di ben otto minuti.
In definitiva un disco che rientra appieno nei canoni nel genere e si segnala per esserne un degno rappresentante, e sono sicuro farà la felicità degli amanti dell’estremo, i quali, se ancora non fosse chiaro, devono supportare i Lividity. Per quanto riguarda gli altri, metallari in calzamaglia e fan del Moige, statene alla larga più che potete, il Death Metal non è roba per voi.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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