Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2006
Durata:41 min.
Etichetta:Andromeda Relix

Tracklist

  1. LE MATIN DES MAGICIENS
  2. THE END IS NEAR
  3. FEAR OF THE FIRE
  4. HOT AGAIN
  5. KALI
  6. AS A STONE
  7. LIES
  8. IN THE HEAT OF THE NIGHT
  9. LAS VEGAS
  10. TOO HARD TO DIE
  11. NOTHING TO SEE

Line up

  • Stefano Senesi: vocals
  • Damiano Ammannati: guitars, backing vocals
  • Roberto Mannini: guitars
  • Stefano Guidi: bass
  • Andrea Ammannati: drums

Voto medio utenti

Da quando è stato coniato il termine "heavy metal" (usato, a quanto sembra, prima di tutto nel campo della chimica e della metallurgia e poi utilizzato da William S. Burroughs nella sua opera più famosa "The soft machine") e dal momento in cui è stato associato alla musica (è Sandy Pearlman, manager, produttore e songwriter per i Blue Öyster Cult, a rivendicare tale primato, laddove le cronache assegnano agli Steppenwolf quello di prima band ad impiegare questa locuzione in una canzone, la loro celeberrima "Born to be wild") questo particolare stilema ha subito innumerevoli trasformazioni, si è adeguato nelle più svariate contaminazioni, si è ripiegato su sé stesso ed è morto e risorto (anche solamente facendo capolino in questa o quella miscela sonora) talmente tante volte da assegnargli realmente quel ruolo imperituro previsto dalla sua "iconografia" tradizionale.
Nonostante le numerose "avversità", la versione più "classica" di questo fantomatico heavy metal sta pian piano ricominciando ad emergere, con alcuni dei "vecchi" leoni del settore che ritornano a ruggire e un manipolo di "giovani", loro epigoni, che guardano nuovamente alla NWOBHM e al metallo statunitense dei mid-eighties per i loro sfoghi creativi, con quelle note così "familiari" che ricominciano a saturare l’aria delle "cantine" ed i solchi dei Cd.
Come sempre accade quando i modelli sono così autorevoli e i canoni stilistici così caratterizzati è molto gravoso non scadere nel fenomeno acriticamente "riproduttivo", nel revival magari anche "confortevole" ma di limitato spessore artistico, e non sono molti quelli che sono in grado di apparire credibili nonostante un’evidenza ispirativa assai ingente.
Tra questi ultimi sarà da questo momento necessario annoverare anche i Renegade, un quintetto nostrano che con quest’esordio su Andromeda Relix "spacca" veramente e riporta in auge quel suono così "glorioso" con grande autorità e autenticità, facendo in modo che gli inevitabili dejà-vu stimolino apprezzamenti per la cognizione specifica, piuttosto che critiche in merito ad un asettico tentativo di plagio.
Approfondendo i nomi della line-up non meraviglia che il gruppo sia composto da musicisti con un passato in Electric Fluid e Holy Sinner, due ottime formazioni "underground" molto abili nello stesso campo d’azione dei Renegade, mentre, arrivando al cantante Stefano Senesi, bisogna parlare di una piacevole sorpresa, trattandosi per il sottoscritto della prima opportunità di "testare" la sua voce, la quale si rivela adeguatamente potente e "bellicosa", sufficientemente duttile (capace di passare da un timbro gradevolmente Dickinson-esque ad interpretazioni maggiormente personali) e sempre molto determinata.
Impossibile, quindi, non individuare nel sound del combo fiorentino lampi parecchio vividi di Iron Maiden (soprattutto), Saxon, Virgin Steele, Lizzy Borden, Jag Panzer, conditi da tenui bagliori d’estrazione hard-rock, ma il tutto è esibito con una naturalezza quasi "disarmante" e con una notevole abilità nella stesura che rende tracce quali "The end is near", "Fear of the fire", la cadenzata "Hot again", "Lies" e la più drammatica e riflessiva "Nothing to see", delle piccole gemme di pathos "primitivo" e coinvolgimento, durante il cui ascolto non sarà facile, se amate queste cose, evitare di sfoggiare una delle Vs. migliori prestazioni alla "air guitar" o cominciare a dimenarvi come da "copione", anche se la Vs. età o l’incarico di "distaccato" recensore (indovinate un po’ a chi mi sto riferendo!) avrebbero suggerito un atteggiamento maggiormente misurato e professionale.
Se avete seguito il consiglio da me espresso in passato (nella recente recensione dei Black Hole, ad esempio) e visitato spesso (dopo quello di eutk, ovviamente!) il sito dell’Andromeda Relix (www.andromedarelix.com), forse avevate già qualche curiosità a riguardo di questa sua nuova produzione e spero che le mie parole siano servite a fugare qualche dubbio e prendere una decisione … questo disco, nel caso in cui Vi riteniate delle autentiche "metal heads", deve essere "assolutamente" acquistato, infischiandosene di un mercato che, per il momento (i "ricorsi storici" sono sempre in agguato!), non ritiene questo genere "primordiale" eccessivamente "cool".
"Too hard to die" … parole sante!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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