Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2006
Durata:42 min.
Etichetta:Ledo Takas

Tracklist

  1. 2012
  2. TIME OF THE JACKDAW
  3. BEOWULF
  4. ----
  5. TALKING AS A SHAMAN'S SON
  6. THE GUARDIAN
  7. AM NODR
  8. MOTHER OF HALFWORLD

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Negli ultimi anni l'etichetta lituana Ledo Takas Records si è segnalata per un interessante lavoro di valorizzazione del panorama underground delle tre repubbliche baltiche. Prima con gli ottimi estoni Loits, autori di quel "Vere Kutse Kohustab" che mi fece gridare al miracolo lo scorso Febbraio. Poi con gli storici lituani Dissimulation, band blasfema e controversa dedita sul suo "Prakeikimas" ad un thrash di taglio moderno. E ci riprova ora con la prima band del suo roaster proveniente dalla Lettonia: gli Urskumug. Che, a leggere dalla biografia, dovrebbero essere una band black metal tutta particolare, grazie all'inserimento di bizzarri break e al sapore di rituali tribali. Mi pare però che la Ledo Takas stavolta abbia voluto fare il passo più lungo della gamba, caratterizzando in questa maniera volutamente esagerata un gruppo che in realtà si muove su coordinate black piuttosto canoniche. Una musica che, nei momenti più atmosferici, si basa su un tappeto di tastiere in piena tradizione Emperor, ma che sa soprattutto proporre partiture epiche in stile Satyricon, dove anche la voce dura e gutturale ricorda un pò il lavoro del gruppo norvegese. Di tribale ci resta qualche percussione, e un paio di inserimenti elettronici che dovrebbero sottolineare il carattere arcano di questa musica, ma che sono troppo vaghi e ininfluenti per lasciare il segno. Non che la musica degli Urskumug non sia piacevole, semplicemente dalla biografia e dal foglietto di accompagnamento mi aspettavo qualcosa di più caratteristico. Rimane l'ottimo lavoro delle chitarre e soprattutto la perfetta programmazione di una drum machine che non fa mai rimpiangere un batterista in carne e ossa: praticamente perfetta! Per ora inferiori ai loro compagni di etichetta, gli Urskumug dovranno accentuare le coordinate su cui hanno puntato, oppure lasciar perdere l'aspetto tribale per concentrarsi su quelli che veramente sono gli aspetti positivi della loro musica.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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