Il volto sporco e feroce degli States, il periodo di Altamont e delle lame degli Hell's Angels, le gangs ed i ghetti, l'alienante metropoli Detroit con i suoi leviatani industriali, il rock astioso e ribelle di MC5 e Stooges, queste ed altre immagini di un'America appena uscita dal tornado della contestazione giovanile e dalle filosofie hippie, irrompono dal secondo album dei Nixon Now.
Malgrado l'abbondanza di feticci a stelle e striscie, dalla modella in copertina al nome stesso del gruppo, questo quartetto non vive affatto oltre oceano bensì al centro della vecchia Europa. Sono infatti quattro ragazzi di Colonia, Germania, maniaci del Detroit-sound anni'70 che interpretano con una forza sbalorditiva, ma per non apparire esageratamente retrò lo aggiornano e ravvivano con bordate heavy-acide meno datate.
Sarà anche uno stile derivativo, ma il livello di rumorosità e distorsione davvero spaventoso spazza via la polvere antica e lo mette al passo con i tempi moderni.
Un album che sprigiona scariche elettriche meglio della sedia di Alcatraz, zeppo di ritmi furiosi e rifferama proto-heavy, provocazione pre-punk e psichedelia malata, tutto in dosi massicce da assuefazione e stordimento.
Episodi deflagranti come spari nella notte, ai quali bastano un paio di minuti per rovesciare tutta la loro sostanza incendiaria, vedi "Revolver", l'Hendrixiana "Burning down the neighborhood" o i ruggenti martellamenti di "I live in a car" e "Madman", regalando eccitanti momenti di high-energy rock come non ne sentivamo da un pezzo. I Nixon Now trovano anche modo di infilare una bella serie di anthems da party di bikers, su tutti l'implacabile "stop and go" di "Today is the day", roba che fulmina al primo ascolto ma possiede troppa crudezza e cattiveria per finire sulle radio.
Certo vi sono frangenti in cui la band sembra aver clonato il sound primitivo e provocatorio vecchio di tre decadi, non per nulla tra i loro fans troviamo Michael Davis dei redivivi Mc5, ma è giustificabile perchè c'è ben poco da inventare quando si punta al cuore del rock più volumetrico e viscerale. Casomai i tedeschi cercano di rendere più varia la proposta, imbastendo un tiro rapido e sferragliante senza pause dal principio alla fine e puntando sulla presenza di qualche soluzione alternativa.
Ad esempio la carta della psichedelia rancida, molto diversa da quella liquida e siderale dei sognatori californiani e vicina ai trip velenosi e pieni d'incubi che si usano nei degradati sobborghi metropolitani.
Un taglio maligno ed opprimente che non provoca altro che allucinazioni e spasmi muscolari, come sembra evocare la selvaggia ed orgiastica conclusione di "Electric teenage Nurnberg", mentre il caotico tornado ultra-fuzz di "Shake" o la poderosa acidità della cover di "Car wash" hanno il medesimo effetto lisergico dei primi lavori dei Monster Magnet, tra vortici heavy torcibudella e odore acre di fumo dappertutto.
La musica dei Nixon Now ha poco e nulla di contemporaneo, meglio ribadirlo ancora, è ancorata ad un passato che facilmente questi ragazzi non hanno neppure vissuto di persona. Ma il disco risplende per l'energia spontanea e genuina che trasmette, per il dinamismo frenetico e la fisicità soverchiante che non mancano di far vibrare il corpo anche dopo ripetuti ascolti. Il gruppo tedesco è una rivelazione che non può essere trascurata, chi ama il sound vintage già avviato oltre l'hard rock classico ma non ancora diventato puro heavy metal, ha l'obbligo di supportare un gruppo brillante e vitale come i Nixon Now. E' di gente impetuosa ed incazzata come questa che il moscio rock di oggi ha un disperato bisogno.
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