Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:52 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. THE VALIANT DENIAL
  2. STEPPIN ON
  3. MONKEY MAN
  4. THIS HOUSE
  5. YOU GOT SOUL
  6. FRAIL
  7. BLACK LIGHT
  8. NIGHTS IN WHITE SATIN
  9. TOO HIGH
  10. THIS IS HOW I FEEL
  11. THE DIVINE

Line up

  • Glenn Hughes: vocals, bass, guitar
  • JJ Marsh: lead guitar
  • John Frusciante: guitars
  • Mark Kilian: keyboards
  • Chad Smith: drums

Voto medio utenti

Lo scorso dicembre, nella tradizionale poll di fine anno, non ho avuto esitazioni nell'inserire "Soul mover" tra i miei cinque titoli preferiti. Un'album funky-rock che non solo reputo ai massimi livelli di tale filone, ma che ho il piacere di ascoltare ancora spesso a diversi mesi dalla sua uscita. Per musicisti di normale reputazione un'opera del genere segnerebbe l'apice della carriera, mentre per un'icona storica come Glenn Hughes rappresenta comunque il momento più alto dell'attuale fase artistica. Ma perfino per un gigante come l'ex-Purple non è cosa semplice dare seguito ad un successo del genere. Una soluzione sarebbe quella di cambiare decisamente registro, esplorando direzioni che allontanino gli inevitabili raffronti. La carta dell'innovazione porta però il rischio che i fans rimangano sconcertati e di conseguenza delusi. Altro sistema è invece quello di replicare la medesima formula, operando solo piccole modifiche e stando ben attenti a non cadere nella clonazione di sè stessi. Questa è la strada scelta da Hughes, il quale grazie alla sua magistrale esperienza evita il pericolo dell'autocitazione e ci consegna un altro formidabile lavoro. A mio avviso di spessore leggermente inferiore al precedente, ma pur sempre di altissima qualità. Hughes si è nuovamente affidato alla consolidata coppia formata dal fedele chitarrista J.J.Marsh e dal nuovo amico Chad Smith, batterista dei Red Hot Chili Peppers, che per l'occasione ha convinto il suo famoso compagno Jack Frusciante a fornire un paio d'illuminanti contributi. Quindi tutte presenze che garantiscono la certezza quasi assoluta di un risultato vincente, ed in senso generale questo album lo è assolutamente. Ciò che impedisce di battere anche il suo straordinario predecessore è un impatto meno unitario ed esplosivo. Il bassista/cantante ha infatti voluto ampliare gli aspetti melodici del proprio sound, rinunciando ad una parte dell'irresistibile groove che aveva reso strepitoso "Soul mover". Questa volta troviamo molta più alternanza tra i passaggi trascinanti del rock ed i momenti sentimentali e riflessivi, pur sempre eseguiti con raffinatezza esemplare. Però qualche eccesso orchestrale traspare nelle ballate acustiche come "Frail" o "The divine", rendendole un po' troppo zuccherose rispetto alla consueta linea di Hughes. Anche un brano eccellente quale "The valiant denial", forte di un riff da antologia e di un percorso magnetico, viene poco felicemente appesantito da una magniloquente quanto impropria coda di archi. Si tratta di piccole debolezze, pallidi peccati d'ambizione, che hanno reale incidenza soltanto nello stabilire una scala di valori per la recente produzione del grande musicista britannico. Tolto questo, possiamo goderci pienamente la nuova impressionante serie di gemme messa insieme dal gruppo. Dalla brillante fisicità hard-funky di "Steppin on" e "Monkey man", capaci di evolvere il modello Purple, alla calda potenza vocale di "You got soul", il fascino acustico di "This house", la magica tensione ariosa in "Black light" ed ancora l'intensa delicatezza della cover "Nights in white satin" dei Moody Blues, interpretata con identica passione e rispetto di un pezzo originale. Il disco replica quindi la miscela perfetta di energia, forza, dinamismo, tecnica ed immediatezza, che resta il segreto del miglior hard rock e che Hughes dimostra per l'ennesima volta di conoscere ed applicare a memoria. Stando alle dichiarazioni degli ultimi mesi, dal punto di vista del protagonista "Music for the divine" è il disco più completo della sua carriera, l'opera in grado di racchiudere tutta la personalità dell'autore in ogni sua sfaccettatura. Dalla mia ottica assai più modesta è un lavoro molto bello, senz'altro ricco di varietà, pienamente soddisfacente e consigliabile a tutti gli amanti del rock classico, pur se non riesce a scalzare il capitolo precedente dal mio podio personale.

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