Honey For Christ - The Darkest Pinnacle Of Light

Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2006
Durata:26 min.
Etichetta:Rundown

Tracklist

  1. SATAN & SWASTIKA
  2. THE FINAL TRANSITION
  3. THE DARKEST PINNACLE OF LIGHT
  4. SORROW DESCENDING
  5. SIGNS OF BITTERNESS

Line up

  • Andy Clarke: vocals, guitar
  • Paul McRoberts: bass
  • Chris Armstrong: drums

Voto medio utenti

Piuttosto “spiazzante” quest’Ep dei nord-irlandesi Honey For Christ: grafica del monicker (ma anche il nome stesso e pure qualche titolo; sarebbe interessante poter approfondire i testi!) adatti ad una band di “truculento” black-metal, in contrasto con una musica definita “… 100% raw, unclean, uncut and honest heavy metal …”, in cui vengono shakerati, alla prova dei fatti, thrash-core, death-doom, gothic-rock e altresì alcune vaghe scorie di epic/classic metal americano e di NWOBHM nella sua versione più oscura.
“The darkest pinnacle of light” diluisce in contemporanea, infatti, operando una di quelle forme “d’astrazione” che piacciono tanto a noi scribacchini (ma anche a tanti ascoltatori, a dire la verità), impegnati nell’affannoso tentativo di fornire qualche elemento d’immediata identificabilità stilistica, riverberi di Killswitch Engage, Anathema, My Dying Bride, Katatonia, conditi con una spruzzata appena accennata di Omen e Grim Reaper, scelti in questo caso come riferimenti “sommari” di un’attitudine piuttosto composita e potenzialmente assai stimolante.
“Satan & swastika” inizia con un thrash-death che “massaggia” le gengive in maniera abbastanza rabbiosa e convenzionale, ma stupisce positivamente non appena si fa largo una melodia discretamente intrigante, orchestrata ad arte dal singer (e chitarrista) Andy Clarke dotato di una piacevole intonazione molto particolare e che, senza estensioni e arrampicate tonali devastanti, interpreta i brani in modo naturale e dimostra nonostante tutto di saper “cantare”, privilegiando maggiormente l’aspetto “espressivo” e lasciando un po’ da parte la ricerca della perfezione tecnica vera e propria.
“The final transition” cita con bravura l’ardore malinconico dei fratelli Cavanagh, mentre è il modus operandi della band di Jonas Renkse ad essere celebrato nella suggestiva “Sorrow descending”, la quale svela un orientamento ereditato in maniera abbastanza esplicita direttamente dagli scenari dark-wave.
“The darkest pinnacle of light” intreccia trame in accelerazione con orditi di sonorità plumbee e l’ombra inesorabile delle tenebre si estende all’intensa “Signs of bitterness” con un riff che scolpisce i sensi, ricordando in lontananza sia i Metallica del periodo di mezzo, sia, nuovamente, i soliti Anathema.
Peccato per una registrazione leggermente squilibrata, soprattutto per quanto riguarda il drum-sound, che a dispetto dell’abilità di Chris Armstrong, appare eccessivamente arido e dominante, perché altrimenti, immaginando cosa avrebbe potuto essere “The darkest pinnacle of light” con una produzione veramente adeguata, bisognerebbe parlare di un dischetto ancor più meritevole di quanto si possa evincere dalla votazione che trovate a fondo pagina.
Ciò non toglie che gli Honey For Christ siano uno dei “nuovi” gruppi metal europei tra i più interessanti che mi sia capitato di ascoltare nei tempi recenti e mi sembra di poter assegnar loro anche una considerevole dose d’intelligenza (nonché probabilmente pure una certa “scaltrezza”, nella scelta degli ingredienti, nonostante la parvenza di “purezza” anti-commerciale che mi pare vogliano ostentare), cosa che li rende sicuramente degni di una particolare attenzione … e pensare che con quel logo avevo temuto il “peggio” e di dovermi preparare “spiritualmente” ad un ascolto alquanto “doloroso” … sebbene abbia sempre odiato le frasi fatte e attribuito scarso credito alla cosiddetta “saggezza popolare”, a volte “l’apparenza inganna” (o “l’abito non fa il monaco”, se preferite) davvero!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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