Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:38 min.
Etichetta:Spinello

Tracklist

  1. WHAT YA GONNA DO?
  2. FOUND MY WAY OUT
  3. KITTY GALORE
  4. NO OTHER GIRL
  5. LIGHTS ARE CHANGING
  6. GROWING YOUNGER
  7. ALL OVER NOW
  8. CHEMICAL BUZZ
  9. CHRISTINE
  10. DO RIGHT
  11. BORN TO LOSE
  12. ROSES
  13. NOBODY KNOWS
  14. LOVE COMES DOWN

Line up

  • Guf "Lorenzo" Lorentzen: vocals, guitar
  • Anders "Riky" Skjodt: bass
  • Anders "Rocco" Gron: drums

Voto medio utenti

Ecco il ritorno della band più "hot" che la scena rock underground abbia partorito in tempi recenti: i Baby Woodrose.
Nati come progetto estemporaneo e senza troppe pretese di Guf "Lorenzo" Lorentsen, batterista della psycho-band Danese On Trial ma qui nelle vesti di chitarrista-cantante, si sono ritrovati improvvisamente a scalare le classifiche scandinave ed il successo ha reso la faccenda ben più seria ed impegnativa che in partenza.
Il riflesso di questa nuova consapevolezza si nota nella maggior cura che è stata dedicata a "Love comes down", terzo album originale del gruppo o quarto contando l'antologia di covers dell'anno scorso. Rispetto al passato la musica è diventata infatti meno grezza ed irruente a vantaggio di una stesura delle canzoni più attenta e matura, c'è maggior attenzione per i dettagli e soprattutto la venatura di immediatezza pop-rock vecchia maniera si è arricchita di nuove sfumature. Anche il contorno è migliorato, ad esempio per la prima volta sono presenti tutti i testi, pur se il disco viene pubblicato da una fantomatica etichetta creata dalla band stessa.
Il trio non ha certo sbancato il botteghino, ma ha ottenuto buoni risultati commerciali semplicemente sfruttando il desiderio di una larga fetta del pubblico nordico di tornare ad un sound semplice, vivace, positivo, allegro e solare, dopo tanti anni di temi fissamente grigi,cupi e depressivi. Con il tempo è cresciuta la Voglia di ascoltare anche qualcosa di spensierato, che parli di amore e sensualità, di gioventù e divertimento, di argomenti magari futili e corredati da una pennellata di colorita follia ma sempre legati ad una musica piena d'energia e realizzata in modo non banale, che si basi pure sui fondamenti di un passato lontano ma lo faccia con leggerezza, ironia ed intelligenza.
I Baby Woodrose sono apparsi al momento giusto ed hanno avuto fortuna, con il loro garage-rock ultra-retrò che rinnova la lezione di Sonics, Pretty Things, Love e soprattutto 13th Floor Elevators. Elettricità rock fine anni '60, ritmi dinamici e danzerecci, chitarre lievemente psichedeliche, tastiere obsolete, ed ancora cenni di beat, swing, soul, tutto amalgamato astutamente per scatenare la fisicità repressa e trasmettere una ventata di stimoli festaioli.
Comunque questi scafati rockers sono tutt'altro che un innocuo terzetto di collegiali, dietro l'esecuzione che evita gli eccessi e sotto la superficie di passaggi anche delicati si annidano spinti ammiccamenti sessuali ed affiora l'atmosfera stordente del flower power e delle sostanze acide, cosa che peraltro non ha impedito al buon gusto dei nordici di apprezzare la proposta e renderla vincente.
Il nuovo disco ovviamente prosegue sulla strada dei precedenti modificandola il meno possibile. Ritroviamo gli ormai classici brani che si esauriscono in un paio di minuti, il groove trascinante d'altri tempi e la caratteristica voce intensa ed affascinante di Lorenzo, con la sola aggiunta di un pizzico di maggiore immediatezza. Lasciamoci quindi trasportare dall'onda eccitante e dannatamente orecchiabile dei bollenti ritornelli di "What ya gonna do?","Kitty galore" e "Do right", oppure cediamo alla tranquillità ipnotica delle morbide "Growing younger" o "All over now". Non mancano comunque i momenti di psych-rock più nervoso come "Found my way out" e "Born to lose" e neppure gli ottimi slow che trasudano fumi narcotici, vedi il singolo "No other girl" e le acide "Lights are changing", "Chemical buzz" e "Love comes down", così da offrire un lavoro che possa soddisfare anche i fans più esigenti.
E' chiaro che questi piccoli camei, imitazioni di qualcosa che ha fatto il suo tempo, non sono stati creati per lasciare tracce importanti nella storia musicale. Eppure se riescono ad allontanare un po'di apatia dal giovane ascoltatore, a far riaffiorare dolci ricordi in quello attempato oppure a scuotere gioiosamente i fianchi di una ragazza solitaria, giustificano pienamente la loro esistenza.
Chissà se supportati da qualche radio furba i Baby Woodrose riuscirebbero ad imporsi anche da noi, oppure se l'atmosfera un po'sorpassata che li circonda li condannerebbe comunque alla cerchia dei nostalgici. Ipotesi peraltro superflua visto che dalle nostre parti è assente qualsiasi tipo di promozione per la band, al punto che è perfino difficile poter acquistare i loro dischi, come ho sperimentato di persona fin dal loro esordio.
Questo purtroppo dice molto sul livello di cultura rock nel nostro bel paese.

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