Bloody Herald - Like A Bloody Herald Remains

Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2006
Durata:52 min.
Etichetta:My Graveyard Productions
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. BLOOD OF A CHILD
  2. ASHES
  3. DEMONS OF THE SAND
  4. PYROMANIAC
  5. FOREST
  6. SILENCE
  7. FEARBRINGER
  8. LIKE A BOODY HERAL REMAINS
  9. METAMORPHOSIS

Line up

  • Adam: vocals
  • Matt: guitars
  • William: guitars
  • Jack: bass
  • Joey: drums

Voto medio utenti

Dopo un unico demo, i milanesi Bloody Herald, grazie al supporto della My Graveyard Productions, giungono all'album d'esordio. Forse un po' troppo presto.
E' evidente come la loro proposta musicale sia incentrata su un robusto e classico Heavy Metal ottantiano, con le influenze degli Iron Maiden che fanno spesso capolino, nelle cavalcate metalliche come pure in quegli arpeggi che ritroviamo su "Demons of the Sand", "Forest" e "Silence". Non manca nemmeno un marcato impatto epico, evidente sin dalle prime battute di una manowariana "Blood of a Child", e trovano spazio anche brani veloci e d'impatto come "Ashes", "Pyromaniac", la marziale e battagliera "Fearbringer" o l'aggressiva titletrack.
Dal precedente demo, i Bloody Herald hanno recuperato non solo tutte e sei le canzoni che vi erano incluse, ma anche la copertina che ora si ritaglia uno spazio in un angolo di quella dell'album. A dire il vero una cover anonima e mal riuscita e questo, inutile nasconderlo, ha comunque una sua rilevanza e non è sicuramente un punto a favore del gruppo. E purtroppo non lo è nemmeno la registrazione, con una resa sonora assolutamente non adatta a quella che è una realizzazione ufficiale.
Sono inoltre riscontrabili ingenuità nel songwriting e negli arrangiamenti, queste assieme alla voglia di inserire troppe cose, come ad esempio il dilatare a dismisura l'acustica "Forest" o la parte iniziale di "Silence", oppure gli screaming buttati qua e là, non sempre favoriscono lo scorrere dei brani, anche se poi la conclusiva "Metamorphosis" (bello l’assolo di chitarra) nonostante sia la canzone più lunga e complessa dell'album è anche uno dei suoi pezzi più riusciti e meno derivativi.
Comunque alcuni brani convincono quindi, vista pure le recente costituzione del gruppo (la sua nascita risale al 2002 ma si è poi consolidato solo un paio d'anni dopo), è presumibile che risentiremo parlare dei Bloody Herald. Per ora una sufficienza striminzita.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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