Copertina 7

Info

Anno di uscita:2003
Durata:42 min.
Etichetta:Exile on Mainstream
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. DID IT
  2. EL CAMINO
  3. NEVA
  4. ANYBODY KNOWS
  5. BOG WAR
  6. BECKY SLATER
  7. BLOODBATH
  8. SPILL THE WRECKING CREW
  9. SWEED
  10. TROUGH THE HAVOC
  11. DEAF METAL THEME

Line up

  • Simon: vocals
  • Johnny Vegas: guitar
  • Dan Elektro: guitar
  • Hellvis: bass
  • Cpt. Schnalli: drums, vocals

Voto medio utenti

Ascoltando la prima canzone di questo “Turn”, debutto dei Tedeschi Good Witch of the South, mi è subito balzato in mente l’ultimo e recente album degli El Caco in aggiunta ai lavori di formazioni come Astrosoniq, Frame, Boogieman (i quali curiosamente presentano anch’essi un membro di nome Hellvis…stessa persona? Mah, ci informeremo…). Così ho realizzato che è in atto lo sviluppo di una nuova generazione di bands intente a coniugare elementi prelevati dallo stoner più diretto con sonorità in arrivo dal metal moderno ed alternativo.
In effetti osservando i cinque ragazzi dei Good Witch, età media sui vent’anni, si intuisce che le loro fonti musicali debbano necessariamente comprendere gli stili più attuali e soltanto di riflesso affondare le radici in epoche per loro molto antiche.
Vi sono quindi due anime abbastanza distinte che convivono in quest’album.
La prima è basata sull’attitudine contemporanea, energia quasi rabbiosa alimentata da pesante riffing metal ed urla hardcore, dove emergono distorsioni noise che sferzano i nervi con morso disturbante e nervosa tensione punkeggiante. Da qui nascono le canzoni che riavvicinano due settori che parevano lontani come mentalità, gli anelli mancanti tra stoner e metal che si materializzano col titolo di “Bog war” o dell’esplicitamente feroce “Bloodbath” o ancora più chiaramente nella ghost-track in puro nu-metal style.
L’altra anima è quella più smussata dei ritmi pulsanti e gravidi di groove (“Trough the havoc”), delle ampie cavalcate desertiche sinuose e doomeggianti nelle quali le vocals diventano profonde e magnetiche (“El camino”,”Anybody knows”), della forza immediata e diretta di stoner’n’roll tipo Unida o Clutch (“Becky slater”,”Sweed”), fino alla massima estremizzazione della glaciale psycho-ossessività industriale nella finale “Deaf metal theme”, con atmosfera da incubo tecnologico.
I GwotS, con l’esuberante intraprendenza della gioventù, sono riusciti a mischiare bene le carte in un disco che punta alla sostanza senza perdersi in sbrodolamenti solistici che evidentemente non appartengono al loro bagaglio musicale. Un debutto in grado di tenere alto l’interesse fino alla fine, cosa non scontata come può sembrare.
Se saranno sostenuti da una promozione adeguata, il loro sound ibrido potrà fare breccia attraverso gli sbarramenti delle classificazioni seguendo il percorso tracciato ad esempio dai Mastodon. Ci sono ancora ampi margini di crescita e miglioramento, ma già fin da ora è una band da tenere in considerazione.

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